Contrariamente a quello che i meglio informati pensavano (e che pure io, male informato, pensavo), la Lega Nord consegna alla Camera la testa di Alfonso Papa, già arrestato (senza manette), già inquilino della casa circondariale di Poggioreale. Un mezzo colpo di scena, anche se davvero ci si poteva aspettare ogni cosa dal partito del leader dalla dichiarazione più altalenante del Transatlantico, sor Umberto “si, no, forse”.

Colpo durissimo inferto alla maggioranza, botta tra noce e capocollo per Berlusconi che, dopo essersi sorbito in giornata un secco 0-2 del governo che cade sotto le sfilettate dei provvedimenti dell’opposizione (votati anche da alcuni azzurri, vedi ministra Prestigiacomo), si deve piegare a quello che era stato definito l’ultimo atto di forza del Presidente e dell’alleanza Lega-Pdl, mai come ora così a rischio e con la Snai che inizia ad accettare scommesse sulla caduta dell’esecutivo.

Ed una mano al “tradimento” del carroccio lo dà proprio il Pdl, coaudiuvato dai scilipotiani di Popolo e Territorio (ex responsabili, ndr), che decide per il voto a scrutinio segreto, alla fine rivelatosi un autentico autogoal per la compagine della Libertà. Pareva abbastanza logico e banale che, senza l’assillo di autografare il proprio voto, i deputati padani (per lo più favorevoli all’arresto) combattuti tra la propria ragione e quella di governo, avrebbero espresso il proprio intento in maniera più decisa se gli fosse stata consegnata carta bianca. Personalmente ritengo assurdo, incocepibile e anche moralmente osceno (se non lo sapete, sono termini che fatico a pronunciare, ma quando ce vò, ce vò) che venga decisa la LIBERTA’ o meno di un essere umano con un voto, che più che segreto, ritengo vigliacco, omertoso e mafioso al tempo stesso. Folle non mettere la firma sulla condanna di un collega, barbaro mandarlo al patibolo senza che la corte e la giuria parlamentare si assuma le proprie responsabilità, almeno quelle minime sindacali santiddio.
 
Dal punto di vista prettamente politico, invece, questo è un’altro errore della maggioranza, e di Silvio in particolare, che pare non saper leggere le partite come un tempo, non avere più il divin fluido del 14 dicembre scorso.
Ora che succederà? Boh, mah, chi lo sa. E questa, forse, è l’opzione peggiore, il limbo, senza che alcuno sappia con chiarezza quale sarà la strada maestra, o almeno quella principale. Troppe rotonde, troppi cavalcavia, troppe perpendicolari e strade secondarie che confluiscono in sensi vietati o alternati, troppa nebbia nella strada di Damasco per la maggioranza berlusconiana.
 
Certo che lo strappo leghista è una mazzata autentica, dopo il Cav. si era mosso in prima persona ed aveva chiesto a colleghi ed alleati di far in modo che il potere giudiziario avrebbe potuto influire sulle sorti di un governo e di un intero Paese. E ha fatto assai specie vedere Bobo Maroni alzare l’indice sinistro per mostrare platealmente il suo voto favorevole all’arresto; il suo è l’emblema non solo dell’alleato che volta le spalle al Presidente, ma anche dell’Istituzione della legalità (ministero dell’interno, ndr) che si esprime in opposizione al Governo.
 
Se la Lega pare essersi momentaneamente riunita attorno a Bossi e Maroni (anche se è quantomeno bizzarro lo abbia tornato a fare proprio contro il Berlusca), dentro il Pdl se non è caos, poco ci manca. Cicchitto parla di “voto liberticida”, Berlusconi dà pugni sul tavolo rischiando le falangi, nel pomeriggio Stefanietta Prestigiacomo che da parere favorevole alle mozioni di Idv ed Api, e per finire la Brambilla rimproverata sempre da nonno Cicchitto per il suo “bassissimo livello di presenza”.
 
Per non parlare, poi, dell’esito sull’omologo caso parallelo dell’ex senatore Pd passato al Misto, Alberto tedesco, “salvato” dall’aula seppure avesse chiesto ai colleghi, nel suo discorso che ha preceduto lo scrutinio, di votare Sì al suo arresto. Qui pare che il carroccio abbia votato in parte contro, per far ricadere le responsabilità sul centrosinistra. Tutto molto grottesco, ma quel che conta, oltre che un deputato andrà al fresco ed un senatore è in attesa di giudizio ma per ora a casa sua, è che questa è una tegola davvero dura da digerire per il Cavaliere, tradito dai leghisti da una parte, punto con regolarità dai Suoi dall’altra.
 
Prima che si torni ad aprire una seconda Tangentopoli (sarebbe il caso che Napolitano intervenisse seriamente ed ammonisse la magistratura ad agire esclusivamente nel rispetto di regole sì, ma anche per la stabilità di questo benedetto Paese) è arrivata l’ora di un incontro serio e schietto tra Berlusconi e Maroni (vero leader governativo della Lega) per sapere se si c’è una linea comune o se si vuole solo tirare a campare. Nel secondo caso, meglio tirare sì, ma le cuoia però, e non aspettare altri Responsabili sadici di visibilità.
Il dilemma è uno solo: se morto un Papa se ne fa sempre un altro, Silvio riuscirà a scampare la mannaia del boia Umberto?
 
 
 
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