Queste alcune delle frasi di Full Monti pronunciate ieri sera nell’ennesima apparizione digitale dove, per dovere di par condicio televisiva, chiudeva la sua personale maratona mediatica negli studi di Matrix, rispondendo alle non-domande di un Alessio Goodnigth Vinci sempre più in versione governativa. Non sapendo e non rendendosi conto (o forse sì) che queste sacrosante e ineccepibili parole, colme di assoluta normalità rispetto ai tempi che corrono, segneranno con ogni probabilità la storia di questo Paese, ancorato e zavorrato nel medioevo ideologico camussiano.
Il Proffe ha finalmente varcato quella soglia omertosa ed ipocrita che nessun altro esecutivo aveva mai avuto il coraggio di fare (se si esclude qualche velleitario tentativo del mitico Brunetta). Perchè qualsiasi tipo di discorso che possa anche minimamente sfiorare la sfera del lavoratore italico, ecco che vien giù Cristo, ecco che il tabù risorge con veemenza, ecco che non esita un attimo ad arrivare l’insurrezione delle retrograde parti sociali e dell’assurdo immobilismo mentale di quei partiti politici che ancora si spacciano come riformisti ed europei. Ma ci facciano il piacere, ci facciano!! Crapa Pelata Bersani che addirittura inizia a dubitare sulla linea non troppo sinistrorsa dell’amato governo dei tecnici, e si affretta, ansimando, a prendere le distanze da queste dichiarazioni, tranquillizzando il proprio elettorato, ma soprattutto quello dei cugini cigiellini. Camusso, Angeletti e lo Zio Bonanni che ritrovano compattezza spiegando che il posto fisso è stata una conquista umana che nessuno potrà mai mettere in discussione. E bla, bla, bla. Con il solito long playing che gira a vuoto dagli anni settanta. Poi a ruota c’è Tonino Di Pietro – eccallà – che bofonchia i soliti tre concetti sociali buoni solo per la Gialappa’s. Ma anche nel Pdl vi è qualcuno che storce il naso e fa sapere che “forse non era il momento opportuno per far questa battuta”. E questo dovrebbe essere un partito di destra che avrebbe dovuto fare le riforme epocali…
Ma poi, scusate, quando sarebbe mai il momento per dire e fare queste cose?! Perchè, in momento di crisi è vietato dire e fare ciò che è necessario?! Questo è il paradigma più significativo delle continue barriere ideologiche e politiche che fermano lo sviluppo e l’evoluzione di questo straordinario Paese. I tabù, i dogmi, i veti che riguardano certi argomenti sociali, che nella realtà sono assolutamente ordinari e banali. Perchè esistono ancora corporazioni sindacali ed una diffusa mentalità ancorata all’epoca della guerra fredda padroni-operai che devono necessariamente essere cambiate.
Il dottor Monti, badate bene, non ha mica detto che non deve esistere più il lavoro fisso, cari Cgil, Cisl, Uil e compagni Pd. Ha solo ineccepibilmente affermato che i giovani devono abituarsi che oggigiorno avranno sempre meno un posto fisso. Aggiungendo, altrettanto sacrosantamente, che è bello sì avere sempre nuove sfide, ma in condizioni di lavoro accettabili. E che cazzo?! Ma che ci sarà mai da obiettare con sì tanta logicità espressa in un concetto che più lapalissiano non si può? Il fatto è che basta solamente pronunciare quella cortina di ferro chiamata Posto Fisso che immediatamente si alza feroce ed insensato il coro di tutti quei dissimulatori del protezionismo del lavoro. Che, in primis, neppure hanno capito la logica del discorso del premier e, in secundis, altro non stanno facendo che difendere gli interessi della propria casta sindacale.
Full Monti ha ragione da vendere, perchè è venuta l’ora che si cambi registro e mentalità. Non perchè si deve seguire pecoronamente il carro europeo, e neppure solo perchè Germania e Francia questo cambiamento lo han già fatto da tempo. Serve entrare in un sistema differente di opportunità perchè ce lo richiedono i tempi. Fino a trent’anni fa tutti sognavano di andare in banca, guadagnare sedici mensilità e restarci vita natural durante, perchè quello era il massimo traguardo di quei tempi, ed il raggiungimento del posto fisso rappresentava l’eden. Il lavoro artigiano ed operaio andava ancora per la maggiore, i laureati scarseggiavano ed il livello tecnologico-informatico era ancora decisamente agli arbori. Era un’altro mondo, punto e a capo. Oggi il mercato del lavoro e delle professioni è profondamente mutato rispetto ad allora. Il terziario sovrasta tutto, gli artigiani sono una specie in via di estinzione, e avere una laurea rappresenta la normalità. Per non parlare di ipad, smartphone e touch screen che sono entrati di prepotenza nel gergo e nella nostra quotidianità. A questo mondo, non è difficile capirlo, non possono essere applicate le regole sociali degli anni del boom. Oggi la classe operaia ha già trovato il paradiso, ed è assurdo che l’aspirazione di un giovane che è alla prima esperienza sia quella di fare l’impiegato od il cassiere bancario per oltre trent’anni di fila. Che monotonia un posto fisso tutta la vita! E che cazzo.
Ora, risulta altrettanto semplice da capire che, in Italia, se un cambio così epocale non lo prova a fare un governo tecnico e provvisorio, rischiamo seriamente di portarci dietro le favole camussiane fino alle soglie del trentesimo secolo. E di marcire in una paleolitico fatto di assurde credenze ideologiche e di patologiche protezioni fini a se’ stesse, discutendo come buffoni patetici sull’opportunità morale nel pronunciare certi concetti che potrebbero ledere la dignità e la sensibilità di chissachi. Mentre il resto del pianeta se ne frega e ci doppia in surplace nella gara dello sviluppo e della crescita.
Questo governo, che non avrà alcun problema ad arrivare a fine legislatura vista l’apatia e l’inconsistenza (consapevole) di entrambi gli schieramenti politici, deve continuare imperterrito a prendere le proprie decisioni senza voltarsi e guardare in faccia a nessuno. Così deve fare, cari Bersani, Di Pietro e Gasparri. Questa è la novità che la politica-corporativa di casa nostra non potrà mai capire, e questo è il bello di un esecutivo “illegittimo” non votato dal popolo. Perchè non è ricattato e ricattabile dai Grandi Elettori, quelli che garantiscono o meno il successo di uno schieramento piuttosto che un altro, passando poi all’incasso dopo il loro insediamento. Monti & co. devono proseguire così, a testa bassa, cambiando, tagliando, semplificando. E cercando di instaurare un nuovo concetto di politica e di mentalità italica. Fare quel che è necessario ed aprirsi ad un nuovo mondo più flessibile. Cancellando tutti quei privilegi e benefici di cui godono certe categorie e lavoratori molto “particolari”. Vi dice nulla il termine dipendente pubblico?
Anche se, caro Full Monti, riguardo alle famose “condizioni accettabili” di cui sopra, di strada da fare ce n’è ancora, e parecchia, sia a livello di lavoro d’impresa, sia dal lato finanziario e del prestito. Ed è lì che ti vogliamo, e ti monitoreremo in modo spietato, perchè se oggi chiunque di noi entra in banca per chiedere un mutuo, l’unica parola d’ordine veramente accettata non è ne’ Cambiamento ne’ Sfida. Bensì sempre il solito e monotono Posto Fisso.
Monti e la monotonia del posto fisso (Matrix)
tu hai il posto a tempo indeterminato?
si, purtroppo.
Se vuoi facciamo cambio: io sono a progetto da 3 anni, e gli straordinari me li pagano in buoni benzina, se mi voglio comprare non dico una macchina ma una tv a rate non mi danno neanche un finanziamento…
Datemi il posto fisso che mi spetta, se poi sono io a voler cambiare lavoro ogni 5 anni sta a me deciderlo non a voi
caro lettore (la cui identità spererei venisse palesata), capisco il punto del tuo intervento, ma quello di cui parla il governo in queste settimane, e che io condivido in toto, è tutt’altro. Usi, abitudini, mentalità da cambiare, perchè il mondo è già cambiato da un pezzo. Non rimanere inchiodati al posto fisso come fosse il paradiso (e la sua fine), perchè questo in futuro non sarà più possibile. Come noi dovremo cambiare questa ideologia e sfatare questo assurdo tabù, concordo che anche altre cose dovranno cambiare: garanzie bancarie, retribuzioni maggiori per prima occupazione, meno tasse e burocrazia. Iniziamo prima noi, il resto seguirà da sè.