Il borsino televisivo pallonaro sta vivendo il suo momento storicamente più fertile ed espansivo. L’era del digitale ha moltiplicato l’offerta, mentre le pay-tv continuano a proliferare di abbonati. Il talk calciofilo serale ha profondamente mutato il proprio aspetto: si è passati da arene urlate e zeppe di polemisti a studioli privi di pubblico affrontati con toni più calmi e quasi sotto voce.
 
Il cambio di palcoscenico segna un’epoca e sta tracciando una linea Maginot. Almeno, ce lo auguriamo. Processi e Bar Sport sembrano già appartenere al passato, facendo spazio ad analisi più tecniche e competenti. Rimane la moviola, per accendere gli animi e far straparlare i presidenti. Ma per adesso è il caso di accontentarsi.
La redazione di OSE, con la sua batteria di esperti massmediologi del pallone, ha messo a confronto i principali salotti del pianeta Calcio.
 
DS (Domenica Sportiva) – voto 7Gli anni della spensierata gestione De Luca-Teocoli sono serviti. Anche se la mano decisiva arriva dall’abolizione del rallenti. L’illuminata Paolona Ferrari è buona massaia di casa, e il nuovo inquilino Gnocchi porta il salto di qualità. Le sue classiche rotture dialettali sono ciò che serve per stemperare o ravvivare la discussione, e l’ideale per spezzare l’ansia di Collovati o la noia tattica di Bacconi. E’ quel break necessario e fondamentale per uscire dai meandri di diagonali e fuorigioco, l’arma a sorpresa per scardinare le piatte interviste monotone del posticipo serale. A volte calca la mano od esagera (vedi col Mondo) ma l’apporto del comico di Fidenza è divenuto indispensabile.
Il parterre degli opionionisti è ben amalgamato: il fascinoso e telegenico Zazzaroni contrapposto all’antipatico e provocatore Collovati. Peccato per quella tinta rosso porpora che grida al ridicolo. Il collegamento con il tecnicissimo Big Jim Bacconi fornisce ottimi spunti sugli schemi di gara, ma è anche l’occasione per poterlo contestare platealmente e sfotterlo con gusto. Questo è il segreto del successo della DS: la conclamata diversità mai banale di opionioni e personaggi. Se si fa eccetto per quella sfinge formato Teche Rai di Marco Civoli, che se ne sta appeso come una mummia al trespolo come fosse un reperto bellico. Si atteggia a Maestro, imbocca i suoi occhialini da esperto, e le rare volte che interrompe la ciurma lo fa con una flemma retorica inconcludente, che neppure il buon Gigi Marzullo. Presenza, la sua, inutile ed imbarazzante. Ma, si sa, Mamma Rai non si riesce e non può mai disfarsi dei suoi oggetti di antiquariato. Anche dei peggiori.
 
Controcampo linea notte – voto 6,5 (5 con Abatantuono). Dopo l’ottimo esordio-novità che ci aveva fatto rituffare nella stagione dei tarallucci e vino, ecco che l’indisponenza e la strafottenza di Abatantuono fanno letteralmente precipitare il progetto di puccetto Brandi nel solito baratro biscardiano. La convivenza tra l’attore ed il ficcante Cruciani era al punto di tracimare, col barbuto gelosamente insofferente della diversità di idee dell’uomo-zanzara (litigata sul caso rinvio-pioggia a Napoli, ndr). La bizzarra tesi abatantuonesca era tanto lampante quanto paradossale: “Io sono ospite di Controcampo da più di dieci anni (quindi da molto più di te), io ho sempre parlato di pallone e di Milan assieme a mio cugino Ugo Conti (mentre te parli di politica e basta), indi per cui io posso dire cio’ che voglio, mentre tu te ne devi star zitto e non rompere i coglioni, perchè di calcio non ne sai un cazzo“. La teoria talebana dell’energumeno Diego è ovviamente priva di ogni fondamento. In primis, è lui stesso che ne capisce zero di pallone. Non basta parlarne da anni per ottenere il patentino di intenditore. In secundis, le sue battute e il suo umorismo latente non attizzano più le menti, risultando assolutamente fuori da ogni contesto della trasmissione. A differenza di Gnocchi, il bestione milanese non fa ridere, e risulta un peso insostenibile, oltre che un freno per le opinioni anticonformiste della Zanzara.
Non a caso ogni volta che la presenza fisica e mentale di Diegone è stata sostituita dal ben più sapiente cartonato, ecco che tutti i tasselli del mosaico brandiano tornano magicamente al loro posto. Dibattito schietto e sereno, un’ospite in più a disposizione, e Beppe Cruciani che può finalmente pungere e stuzzicare gli episodi più spinosi ed impopolari. L’atmosfera, senza il bisonte Aba, è davvero super accomodante, e i temi sviscerati con naturale scioltezza. Che neppure ti accorgi che son già arrivate le due del mattino. La ricetta? Brandi abile e snornione, Cruciani diretto e un po’ assonnato. E il cartonato, sempre.
Diego, ora che per grazia divina ti chiamano addirittura conduttore televisivo, mettiti il cuore pace e fai un fioretto per l’intera penisola pallonara: torna al bar Sport in zona San Siro, portati dietro Ugo Conti, e spadroneggia come quell’orso sbruffone dei tempi del ras del quartiere. Oppure rimani a casa tua, al cinema o nel piccolo schermo, dove tutti ti adorano e ti idolatrano, anche perchè lì non puoi certo rivelare i tuoi deliri da pseudo predicatore del futbòl italico. Dacci retta, caro Diego. Altrimenti rischi davvero di rovinare un’impeccabile e grandiosa reputazione che dura da quasi mezzo secolo.
 
Che DomenicA (Sportitalia) – voto 6+. Rappresenta l’alternativa in chiaro alla concorrenza pubblica e privata. Il pacchetto All Sport in queste stagioni ha sicuramente fatto passi da giganti, soprattutto dopo lo switch-off, anche se all’appello manca ancora una grafica decente ed una visione più nitida e meno “allargata”. L’appuntamento calcistico di A, oltre agli ottimi approfondimenti quasi quotidiani di Solo Calcio e del mercato estivo, è quello della domenica su Sportialia1. Il grande capo Criscitiello conduce davanti ad un parterre di divanetti composto dal fedele ingellatissimo Pedullà, dall’urlatore Padovan, dal saggio Cerruti, dall’ingessato e inconcludente Gentile, e da altri due-tre tecnici appena trombati o in attesa di subentro. Lo studio è quello di sempre, con l’aggiunta di uno sparuto e indisciplinato pubblico fatto accomodare su qualche seggiola da Mercatone Uno. Non si poi chiedere troppo ad una encomiabile banda di terribili ragazzini che tengono in piedi una baracca di tre reti coi soli budget pubblicitari.
Lo strillatore avellinese non rende come nel classico serale infrsettimanale. Ottimo con un palco ridotto e ben ammaestrato, molto meno nella versione più istituzionale quando deve moderare e distribuire gli interventi. Tant’è che ne esce una copia un po’ sbiadita di Solo Calcio, col permalosissimo Pedullà sempre pronto a monopolizzare la scena con le sue teorie arcinote, interrompendo a destra e a manca chiunque si permetta di contraddirlo. Gli ospiti subiscono di brutto il saccente calabrese, ma il buon Criscitiello, invece si starsene silente in adorazione all’amico fraternodovrebbe ogni tanto anche zittirlo, in modo che da casa possano almeno udire qualche campana differente. Il resto è più che accettabile, perchè Alberto Cerruti dice sempre cose a segno, Padovan inserisce un pizzico di pepe isterico, la sovraeccitata Ballarini interviene con gradita confusione, e i mister in cerca di panca sono costretti a fare del loro meglio per dimostrare di potersi meritarsi un’altra opportunità nella massima serie. Lo spazio-intervista dell’avvenente valletta carioca Caroline Cecere al calciatore di turno è assai casalinga e improvvisata, anche se in fondo fa tenerezza e simpatia. Allo smagliante sorriso brasileiro dell’ex gieffina si può però anche perdonare un italiano farraginoso ed una competenza calcistica un po’ traballante.
Morale: bene il contorno e l’atmosfera casereccia, anche se serve come il pane un alter ego al despotico Pedullà. Magari lo stesso Criscitiello, con una faccia giovane e nuova alla conduzione.
 
 
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