Il palinsesto televisivo italico, così languido ed appiattito da oltre un decennio, tant’è che se escludiamo Forum e La Corrida non appare da secoli uno straccio di un programma a marchio tricolore, ha accolto a braccia conserte l’attesissimo ritorno al piccolo schermo della teutonica ed inflessibile lady Costamagna. Dopo la departita arci polemica da La7 e la post-sfuriata contro Ciccio Telese, reo suo dire di non averne difeso la di lei professionalità ed accelerato la fuoriuscita dall’azienda targata Telecom, ecco che l’imperscrutabile Luisellona nazionale si reimpossessa del microfono che le compete per diritto santoriano acquisito.

E lo fa sulla rete pubblica minoritaria, la più vicina alla sua indole, quell’amata Rai Tre che le regala un programma tutto suo in prima serata, dal nome tanto avventuriero quanto altisonante radical chic.

 

 

Mi imbatto in Robinson nella sua parte finale, nel momento in cui sta per apparire nel tavolozzo dell’intervistatrice il mitico ed intramontabile Lino Banfi. La sceneggiatura ricalca fedelmente il titolo, assai rustico, rurale e naturistico, con la ricerca quasi ossessiva nel ridisegnare il paesaggio immaginifico di viaggiatori e naufraghi d’oltreoceano. Sedie, tavoli e palcoscenico parecchio ruvidi e agresti, con una specie di baobab al centro dello studio e l’esiguo pubblico sparpagliato su spalti spigolosi e poco confortevoli. Lo scenario è quello classico old-style dell’anarchica terza rete nazionale, anche se ad un primo acchito pare di essere catapultati nella programmazione pomeridiana dello storico Geo di Licia orsobianco Colò. La scenografia è tale quale, l’atmosfera ben lontana da quella proposta dall’accomodante bionda riccioluta marchiata Golia Bianca.
L’introduzione all’ospite è espletata tramite solito carosello di spezzoni più significativi della vita cinematografica dell’artista. Poi via alle domande di Luisella vs Banfi. Intervistatore ed intervistato sono distanti mezzo metro, separati dal un legnoso bancone rimesso a vecchio. Il Lino nazionale mostra subito di volersi mette a proprio agio, levandosi il cappotto principesco e rompendo il ghiaccio con quella spontaneità popolana che lo hanno fatto fin da sempre Uno di Noi. Ma il kaiser Costamagna è già in punta di piedi, rigida come una maestrina di storia e italiano alle prese con la sua prima interrogazione, e tremendamente ansiosa di dimostrare all’universo mondo di che razza di pasta è fatta. Non accetta il formalismo di Nonno Libero che la supplica di sdoganare quell’inutile e protocollare “Lei” a favore di un più amicale “Tu”, ma con l’inflessibile Lady Luisella non c’è nulla da fare. Per un attimo la gianduiotta bionda sembra voler accontentare il Banfi. Si sforza per ben due volte a dargli del TU, contorcendo le sottili labbra ed agitando la fronte spaziosa, ma poi cede inevitabilmente ai propri severissimi schemi mentali, alla stessa stregua dell’immortale Arthur Fonzarelli nelle sue rarissime richieste di scusa.
    

Così la Costamagna finisce subito per sbottare, già stufa dell’atteggiamento confidenziale di quel vecchio che continua ossessivamente ad implorarla di non farlo sentire più anziano di quello che già sembra. E così la Proffe che non ride mai nemmeno sotto tortura celtica finisce per prendersi la ragione con la forza, quella della padrona di casa, accusando persino il povero Lino di averle imposto un pressante ricatto morale. Alla faccia dell’ospite che ha sempre ragione. Bah.Dopo aver messo in chiaro le regole del giuoco con l’invitato, Luisella nostra parte col suo famigerato interrogatorio a spron battente, incalzando Banfi come avesse di fronte Marcello Dell’Utri o il peggior Lusi dei giorni nostri. L’uomo di Canosa vorrebbe raccontare uno dei mille aneddoti sulle sue infinite esperienze di attore consumato, che è poi quello la gente ed il pubblico vuol sentire dall’eterno raghezzo made in Puglia. Ma Pasquale Zagaria fino a quel momento non si era ancora imbattuto nella governante Costamagna, inflessibile ed inossidabile allo stesso tempo, estrema difensore del sacro copione televisivo. Si nota lontano un tubo catodico che la spietata Luisella non riesce minimamente ad entrare in contatto col proprio ospite e, anzi, ne subisce maledettamente la sua pacifica serenità di vita. Ad ogni risposta dello zio Lino, sempre farcita di curiosità ed episodi mai banali, la nostra appare tesa ed insofferente. La mimica facciale è inequivocabile: bocca e labbra che si muovono compulsivamente sforzando l’intero viso a mantenere un finto adeguamento di falsa compiacenza con l’intervistato, e quel sorriso di plastica che si cela a spot ogni volta che Banfi se ne esce con l’immancabile battuta. Ad un certo punto l’atmosfera è comico-surreale e l’aria assai rarefatta. Altrochè Robinson, pare di essere ad Alcatraz.

Linuccio nostro che slanga col suo classico porca puttèna chiosando col gran finale della rima bacèta portata da casa, e Thatcher Costamagna costretta suo malgrado a subire cotanta maldigerita ilarità, senza mostrare interesse alcuno e bloccando il Banfi con brusche sterzate verso politica e Berlusconi, i suoi ossessivi cavalli di battaglia. Ottenendo poco e nulla dal signor Lino, che liquida la teutonica col minimo sindacale, affossandola poi con un bis poetico che la stende definitivamente. E dopo la debacle con la Carfagna che ha usato la bionda per riabilitarsi, Luisellona de no’ altri esce a pezzi anche nell’incontro all’acqua di rose con Lino Banfi, in cui avrebbe dovuto solo ascoltare e lasciar agire l’ospite a ruota libera.
 
Robinson è l’ennesima dimostrazione sulla totale e cronica incapacità della Costamagna nel rapportarsi con qualsiasi tipologia di ospite, politico, saltimbanco o calciatore che esso sia. L’ex santorina non ci sa assolutamente fare con le persone che si trova sedute di fronte. Aggredisce, è smaniosa di ostentare la propria saccenza, soffoca gli ospiti con la sua erudita proprietà di linguaggio, ma soprattutto non riesce a calarsi nel personaggio che ha davanti, non accendendo mai con l’invitato quella necesaria chimica che è fondamentale ed essenziale per la buona riuscita di un’intervista. Perchè non puoi trattare alla stessa stregua un ex ministro berlusconiano con uno degli attori più nazional popolari d’Italia. Perchè un’intervistatore professionista deve fare domande brevi e ficcanti, e ricevere risposte esclusive, che non sono state date in nessun’altra platea. Perchè il protagonista dell’intervista è l’ospite, non il conduttore.
 
Altrimenti non servono ne’ pubblico, ne’ tvolozzi, e tanto meno un grande baobab al centro del maxi studio più raffinato del Belapaese.Il programma, una via di mezzo tra le Invasioni Barbariche ed un qualsiasi divano della Dandini, è riuscito anche nell’impresa di rovinare e rendere antipatico uno dei pochi comici che non andavano mai fuori moda, come il vulcanico Antonio Cornacchione. Le sue incursioni e la sua chiusa finale rappresentano quanto di più scadente e retorico ci sia nel panorama ilare italico. Per non parlare poi del collegamento speciale con il “gruppo d’ascolto”, a cura di Flavio Soriga. Venerdi scorso il giovine scrittore si trovava nientepopodimenochè in un prestigioso circolo di canottieri di Casa Savoia, a cui era socio onorario il compianto Lucio Dalla.
 
Vi risparmio ovviamente ogni accigliato commento sul nulla cosmico ed inopportuno introdotto da tali cosiddetti discendenti monarchici alto borghesi.Lo slogan del programma è “la metafora di un paese che sopravvive al naufragio”. Robinson, per verità televisiva, ci pare più “un naufragio che sopravvive alla Costamagna”. Luisella, di cuore, torna a dare le all news a La7, di mattina, quasi all’alba, e vedrai che in quel contesto asettico il tuo modus implacabile e glaciale sarà assai apprezzato, anche dai più. Anche da noi. Dai nèn.
 

 

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