Il palinsesto televisivo italico, così languido ed appiattito da oltre un decennio, tant’è che se escludiamo Forum e La Corrida non appare da secoli uno straccio di un programma a marchio tricolore, ha accolto a braccia conserte l’attesissimo ritorno al piccolo schermo della teutonica ed inflessibile lady Costamagna. Dopo la departita arci polemica da La7 e la post-sfuriata contro Ciccio Telese, reo suo dire di non averne difeso la di lei professionalità ed accelerato la fuoriuscita dall’azienda targata Telecom, ecco che l’imperscrutabile Luisellona nazionale si reimpossessa del microfono che le compete per diritto santoriano acquisito.
E lo fa sulla rete pubblica minoritaria, la più vicina alla sua indole, quell’amata Rai Tre che le regala un programma tutto suo in prima serata, dal nome tanto avventuriero quanto altisonante radical chic.
L’introduzione all’ospite è espletata tramite solito carosello di spezzoni più significativi della vita cinematografica dell’artista. Poi via alle domande di Luisella vs Banfi. Intervistatore ed intervistato sono distanti mezzo metro, separati dal un legnoso bancone rimesso a vecchio. Il Lino nazionale mostra subito di volersi mette a proprio agio, levandosi il cappotto principesco e rompendo il ghiaccio con quella spontaneità popolana che lo hanno fatto fin da sempre Uno di Noi. Ma il kaiser Costamagna è già in punta di piedi, rigida come una maestrina di storia e italiano alle prese con la sua prima interrogazione, e tremendamente ansiosa di dimostrare all’universo mondo di che razza di pasta è fatta. Non accetta il formalismo di Nonno Libero che la supplica di sdoganare quell’inutile e protocollare “Lei” a favore di un più amicale “Tu”, ma con l’inflessibile Lady Luisella non c’è nulla da fare. Per un attimo la gianduiotta bionda sembra voler accontentare il Banfi. Si sforza per ben due volte a dargli del TU, contorcendo le sottili labbra ed agitando la fronte spaziosa, ma poi cede inevitabilmente ai propri severissimi schemi mentali, alla stessa stregua dell’immortale Arthur Fonzarelli nelle sue rarissime richieste di scusa.
Così la Costamagna finisce subito per sbottare, già stufa dell’atteggiamento confidenziale di quel vecchio che continua ossessivamente ad implorarla di non farlo sentire più anziano di quello che già sembra. E così la Proffe che non ride mai nemmeno sotto tortura celtica finisce per prendersi la ragione con la forza, quella della padrona di casa, accusando persino il povero Lino di averle imposto un pressante ricatto morale. Alla faccia dell’ospite che ha sempre ragione. Bah.Dopo aver messo in chiaro le regole del giuoco con l’invitato, Luisella nostra parte col suo famigerato interrogatorio a spron battente, incalzando Banfi come avesse di fronte Marcello Dell’Utri o il peggior Lusi dei giorni nostri. L’uomo di Canosa vorrebbe raccontare uno dei mille aneddoti sulle sue infinite esperienze di attore consumato, che è poi quello la gente ed il pubblico vuol sentire dall’eterno raghezzo made in Puglia. Ma Pasquale Zagaria fino a quel momento non si era ancora imbattuto nella governante Costamagna, inflessibile ed inossidabile allo stesso tempo, estrema difensore del sacro copione televisivo. Si nota lontano un tubo catodico che la spietata Luisella non riesce minimamente ad entrare in contatto col proprio ospite e, anzi, ne subisce maledettamente la sua pacifica serenità di vita. Ad ogni risposta dello zio Lino, sempre farcita di curiosità ed episodi mai banali, la nostra appare tesa ed insofferente. La mimica facciale è inequivocabile: bocca e labbra che si muovono compulsivamente sforzando l’intero viso a mantenere un finto adeguamento di falsa compiacenza con l’intervistato, e quel sorriso di plastica che si cela a spot ogni volta che Banfi se ne esce con l’immancabile battuta. Ad un certo punto l’atmosfera è comico-surreale e l’aria assai rarefatta. Altrochè Robinson, pare di essere ad Alcatraz.
gnocca senza testa. giovanni b.
Sai Mello che sono veramente d’accordo con te al 101%? Bravo.
Anche se la cosa mi fa dubitare: ma non è che sono io che sto perdendo colpi?
Saluti.
Romolo.
Caro Romolo, vai tranquillo, stai solamente aprendo al mondo il tuo melone. Continua ad essermi fedele. saluti
Concordo a metà. La salvo per la sua caratura da film porno anni ottanta. marco g.
Il problema è che una critica proveniente da uno che scrive così male è completamente nulla. Io se fossi in lei studierei un po’, poi ci riproverei. A proposito di naufragi…
Caro Varalda, accetto di buon grado la sua critica. Magari le chiedo una ricetta per infornare un po’ meglio lessico e sintassi.
Un saluto e a presto.
ma con chi ce l’ha signor Anonimo sequestri? francesco c.
Costa…Magna. Nel nome c’è tutto il suo disastro. Vattene da Santoro!!!
mirco
Con chi ce l’ho? Con l’autore di questo articolo scritto malissimo! Riccardo Varalda – Vercelli
In effetti scrive da merda. Peccato, perchè le argomentazioni sono interessanti e gli spunti che offre molto arguti, però l’italiano è da paura.
Ciro.
Riccardo Varalda… il panettiere di Vercelli ??
sto con Mlòn. testo e interpretazione magistrali, come non mai. itaGliano compreso.
giovanni b.