Nel day after della memorabile serata pro-Emilia al Dall’Ara di Bologna, stiliamo in maniera più o meno scanzonata le pagelle di alcuni degli artisti partecipanti, anticipando un 10 con encomio agli oltre trentacinquemila che gremivano gradinate e manto dello storico stadio felsineo. 

 

 CARBONI 5 —  Si presenta in tenuta Vasco Rossi, e magari ne vuol fare le veci. Strozza “Silvia lo sai” al momento clou, e “Mare mare” assomiglia più a un affluente minore del Po’. Non ricorda nemmeno il 45500, lanciando l’appello “al numero in sovraimpressione”. Siamo sicuri che Luca non si buchi ancora?

GUCCINI 5,5 —  Apre la serata per non accumulare ansie, ma fà solo lo sparring partner d’apripista. Senza rigirare il coltello nella piaga del duetto-Caselli, era certamente lecito aspettarsi di più dal Francescone delle Due Torri. La marea del Dall’Ara non è certamente l’osteria del Pratello. E si è visto.

ZUCCHERO 7 — Azzeccatissimo iniziare il collegamento con Sugar, e le sue note ad anticipare la sigla. Da brividi, veri e pelledocati. Quel che significa esser numeri Uno. Di persona, sul serio, per davvero. Non solo dentro il web.

CREMONINI 7,5 —  Il momento decisivo è suo, e lo gestisce da campione. Col piano, da solo, con la Pausini, e nel ricordo di Lucio. Tutto perfetto. Tutto a regola d’arte. Chapeau, Cesare.

CARRA’ 8 —  Alle soglie dei settanta ci lascia basiti, e stupefatti. Si agita snodata e sinuosa come e meglio che negli Ottanta, lanciandosi in un “Rumore” playbackato d’altri tempi, con tanto di caschè ripetuto con triplo avvitamento all’indietro. Cloniamola, da Trieste in giù.

MINGARDI 6.5 — Occhi spiritati e maglietta a maniche mozze stile bikers del Paladozza, il soul man rossoblù ci mette la solita carica agonistica coadiuvata da un’eccellente band. Le corde non son più quelle dei tempi della miglior Porretta, ma Andrea c’è. E ci avanza.

PAUSINI 7  — Quando si dice la Classe. Le bastano una manciata di minuti in coppia con Cesare nel ricordo del Mitico per imprimere alla serata quel magico tocco da star. Che fin lì mancava. Non solo voce da Grammy, ma anche e soprattutto un carisma magnetico che elettrizza la folla e riscalda i teleschermi. C’è chi dice che cinque minuti sono una presa per i fondelli verso il pubblico. Balle. Lei c’era. Da diva fuoriclasse.

MORANDI 7,5 — L’immortale di Monghidoro fa sempre più impressione. Più passano le primavere, e più la sua pelle si tira, e le sue mani si allargano. Accanto a Curreri, lui pare il figlio, energico e scapestrato. Canta in duetto col leader Stadio nel tributo a Dalla, senza mai annunciarlo ne’ nominarlo. Come sarebbe piaciuto a Lui. Come solo Gianni sa fare. Lunga vita, eterno monello.

BERGONZONI 4,5 — Il tocco di teatro comico filosofico d’avanguardia: che rovina tutto. Lungo eloquio nel  leitmotiv targato “Terra”, che si propone di sfidare il globo ad una gara di ballo, ma che assume ben presto toni e contorni di una totale ed infinita assunzione di colpevolezza della razza umana nei confronti della natura. Con un’allusione non troppo casuale al “piccolo uomo” ed il riferimento diretto alle panzane trivellazioni. Spezza il ritmo, e gela il pubblico. Giacobazzi o Cangini avrebbero almeno fatto ridere.

FRIZZI 7  — Il Frizzolone è la vera sorpresa della serata. Chi lo ricorda come il sottoscritto ai tempi di Scommettiamo che? o Domenica In quasi non lo riconosce. Look moderno ed ordinato, tempi e battute giuste condite da un ritmo più che accettabile. E quella risatona crassa suo marchio di fabbrica che se ne esce solo a singhiozzo. Sarà l’aria del suo Dall’Ara, sarà la meteorina di Sky. Quel che conta è che questo Frizzi è riuscito anche a farci emozionare.

ERRANI 8 —  Intervento diretto e senza pugnette, levando allo show poco più di due minuti. Concetti chiari e messaggio perentorio allo Stato italico. L’Emilia non vuole soldi in più, vuole il suo. L’Emilia vuol ricostruire – subito – ma lo vuol fare nei suoi centri, senza mettere in piedi insulse cittadelle periferiche. L’Emilia si rialzerà, ma il Governo gli deve lasciare assoluta carta bianca. Il Grande Vasco è lui, altrochè.

ROSSI “Zero” (spaccato) — Chissenefrega se darà o ha già staccato il suo assegno all’Emilia. Chissenefrega se Lui non si mischia alla massa. Chissenefrega se il Blasco è sempre il Blasco. Il fatto è che ieri, il millantante numero 1, non c’era. Vasco se n’è fottuto e, ancor peggio, non ha parlato. Non bastava dire che non era in forma causa i recenti ricoveri? O questo avrebbe influito troppo sull’appeal del Re del Rock? Al Dall’Ara era d’obbligo che ci fossero tutti, dai big ai vecchi, dai giovani agli usurati. Perchè un artista, e più in generale un personaggio pubblico, non puo’ non sapere che esistono, oltre agli innumerevoli diritti acquisiti, anche una manciata di pochi ed insindacabili doveri, che è necessario e d’uopo osservare. Verso i fans.Verso il pubblico. Verso l’Emilia. E Vasco ha dato buca, tradendo vigliaccamente la sua terra martoriata. Nel modo peggiore, quello dello snob schizzinoso e pluridecorato. Grande artista, piccolo uomo, StupidoVasco. E lunga vita a Caterina Caselli.

 

 

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