Dopo una partenza olimpionica che mai fu così trionfante, ed un medagliere che ci vede appena dietro le superpotenze planetarie, ecco che con assoluta puntualità italica si levano di botto i primi cori striduli riguardo ad aspettative assurde tutte ampiamente da verificare. E mai verificabili. Semplicemente perchè non esistono. Addirittura anche Maurizio Mattioli e Franco Lauro – oramai uomo-ovunque Rai – hanno capito ed inteso che la quasi totalità del medagliere azzurro sarà concentrato nella prima settimana di giuochi londinesi.
E che la parte più eccitante di velocità, lungo e marcia ci vedrà pressochè come spettatori portoghesi. Ma nel Belpaese della dietrologia perenne e della smentita repentina non poteva certo mancare il classico spropositato innalzamento dell’asticella da podio oltre che il completo e parzialissimo annebbiamento sulla realtà degli obiettivi tricolori. Fioretto e donne non deludono mai, anche se – occorre dirlo – è stato un sollievo per tutti non vedere le solite strilla d’oro di quella cannibale quanto odiosa Signora Vezzali. Grasso che cola il commovente oro dei tre pescatori col pizzetto Nesploli, Galiazzo e Frangilli, con quest’ultimo che, con assoluta nonscialans, becca un incredibile 10 finale facendo la barba al perimetro. E mettendolo in quel posto ai tre marines pompati in laboratorio. Applausi e goduria.
Come del resto per i quasi inaspettati metalli di Occhiuzzi (scherma), bad-girl Forciniti (judo) e Campriani (carabina da 10 metri). Tanto da confermare, se ancora ci fossero stati residui dubbi e perplessità, che nell’eventualità di una guerra medievale su suolo nazionale, tra arcieri, tiratori scelti e judochi non ci faremmo sicuramente trovare impreparati al cospetto del nemico. Ma questa è un’altra storia. Quella che invece è andata in onda nel primo scorcio di Olimpiade riferisce del solito eccesso di incenso, seguito da quell’immancabile cospargimento di cenere che tanto eccita la ben poco obiettiva opinione pubblica dello Stivale.
Dopo il mezzo flop sui 400, voilà che ogni strumento comunicativo che si rispetti (e non) bolla la pluridecorata Fede Pellegrini come morta, defunta, bollita e stracotta. Avete presente lo zampone modenese che mettete in pentola tra Natale e l’anno? Ecco, più o meno quella è Federica dipinta dagli autorevoli della carta stampata o del vecchio tubo catodico. “E’ Crisi”, “Che succede a Fede?”, “La Pellegrini non sa più vincere”, “L’amore con Filippo fa male alla Pellegrini?”, e bla, bla bla. Ma anche blè, blè, blè. Perchè uno degli sport più nazionalmente riconosciuto è senza dubbio quello di inveire e polemizzare a sproposito, oltre che blatterare, ovviamente. Tant’è che, se ci si prende la minima briga sindacale di andare a consultare qualsiasi almanacco dei 400 metri stile libero femminile, ci si renderà ben presto conto che tale specialità non è propriamente quella prediletta e più succulentemente preferita da Federica nostra dè Pavesini.
Anche con un robusto quanto esile sforzo di meningi si potrà facilmente constatare che, se si escludono i Giochi Europei, del Mediterraneo e quelli Senza Frontiere, nostra signorina delle branchie ha sì messo a segno due gold tra Roma e Shanghai, ma ha anche e soprattutto collezionato una mezza sfilza di quinti posti, l’ultimo dei quali – prima del buco londinese – proprio in occasione dell’ultima kermesse olimpica pechinese. Per non parlare poi del ritiro in vasca corta agli Europei 2010, attribuito ad una falcidiante crisi d’ansia. Embè? Embè na sega. Il rapporto tra i 400 e la Fede è sempre stato alquanto altalenante e discontinuo, vuoi per l’esperienza, vuoi la preparazione, e vuoi anche per il panico, e non ci voleva certamente Jummi il Fenomeno per pronosticare una fuoriuscita dal podio della fuoriclasse miranese nella Londra de nò altri. Come non era certamente necessario l’abulico parere di FèFè Failla per intendere che arrivare a definire con epiteti come shock, trauma, batosta e crisi l’affaire Pellegrini è in primis ridicolo ed in secundis da incompetenti.
Ma la Federicona dall’accento più bresciano che veneto è una di quelle che sa il fatto suo. Senza curarsi delle critiche, senza appellarsi allo sportivelly correct, e strafottendosene del protocollo e del cerimoniale. Come in occasione del legittimo rifiuto ad essere la portabandiera tricolore, a distanza di poche ore dal suo esordio ed ingresso in vasca ad una gara ufficiale delle Olimpiadi. Mica i trials italiani o bau bau micio micio eh?! La bionda spallona all’epoca mise immediatamente le cose in chiaro: “O cambiano gli orari delle gare, oppure col cavolo che rischio di compromettere il lavoro di quattro anni per via di un mezzo giro di pista”. Come a dire, io sono qui per vincere e competere, non per far della scena a fondo perduto. Chapeau. E come dargli torto. Ma quell’ala più ipocrita ed insipida dello star system pubblico nazional popolare iniziò immediatamente ad inveire contro la Pellegrini, tacciata di antitalianità latente e vilipendio alla Bandiera. E magari anche di razzismo.
Poi l’intervento dell’omino Petrucci, che pure si scagliò sulla Fede, fece capire ai più da che parte realmente stava la ragione dei fatti. Come quei giorni dello scorso luglio in cui, per motivi assai più personalistici ed intimi che la condussero verso Magnini, la nostra non spese mai una mezza sillaba in merito alla questione che, al contrario, quel mazziato e cornuto di Luca Marin rese talmente pubblica da farla divenire la Beautiful dell’estate 2011. E come anche nel recentissimo passato, dopo il seccante 5° nei famigerati 400, in cui Federica parla a ruota libera, serenamente e con la schiettezza che è suo immancabile marchio di fabbrica.
E anche stavolta fotte tutti, annunciando un quanto improbabile anno sabbatico, e paventando addirittura il ritiro a breve scadenza. Tattica, strategia, alleggerimento delle responsabilità. O allentamento della pressione, se preferite. Come un bel respiro profondo, come una seduta di yoga, come una terapia psicoanalitica. E anche a sto giro ci cascan tutti, come pere. Cotte e strabollite. Via coi titoloni e le nove colonne, giù con le breaking e le edizioni speciali. E i rotocalchi già a gustarsi l’addio al fusto Magnini. E magari per il più esperto e rodato Luca Sacchi, a cimentarsi in una tutta nuova e patinata carriera da commentatrice Rai d’elite. Con la cuffia e gli occhiali appesi al chiodo. Per sempre. Solo effimere e labili illusioni. Perchè Federica se n’è fottuta ancora, e ancora continuerà a fottersene. Di noi, di voi, di chichessia. Viva la Pellegrini, perchè dice quello che bisogna dire. Non quello che è giusto dire. E se poi vuol staccare per un po’, e se poi perde o fa ancora quinta, beh alla fine, in fondo, chissenefrega.
E’ solo una scaricabarile, non fa altro che lamentarsi con i suoi allenatori e farsi colleghi e copertine. E’ la più conformista che conosco.
Mario
Vuole fermarsi per un anno?!?!? Ma che vada a cagare quella troia! La manderei a lavorare in fabbrica per un pò, così capisce che cazzo vuol dire… Zozzosa!
Ciro.
Io sto con Ciro. Sempre.
Valerio
non capite un cazzo, e il vostro populismo è ai livelli di Bersani. Ciro e Valerio fottetevi
Marco G.
Forse non capisco un cazzo, però sto con Ciro comunque.
Valerio
Siete una coppia di fatto percaso?
MG
No, siamo gente che lavora e sa cosa significa “fare della fatica”.
Valerio.
La Pellegrini fa fatica da quando ha nove anni, te a quell’età, forse, bevevi il latte.
MG
Cos’è ho colto nel segno Valerio?
MG
L’unica cosa che penso io è che le pianterei una chiavata memorabile a quella gran buttana! Con quelle due spalle…
PieveChina
cazzo vuoi fare valà, volgare d’un volgare!
Carlo