La Francia ha paura, l’America trema, l’Occidente se la fà addosso. Venerdì scuole e ambasciate verranno serrate in venti cittadine. Così ha disposto il ministro degli Interni transalpino, per prevenire eventuali e probabili disordini in un giorno che è di festività per il popolo musulmano. Motivo? Un’insignificante quanto mal riuscito trailer di un quarto d’ora ed una vignetta satirica che non pare neppure troppo infamante.

Balle. Panzane. L’ondata di odio, sangue e ribellione armata che ha invaso le ambasciate afro-islamiche e che potrebbe dirigersi poco al di là dei nostri confini non è altro che un mero e semplice pretesto fondamentalista. Il solito pretesto della guerra santa, ossimoro inconcepibile ed inammissibile oltre duemila anni dopo Cristo e Maometto. Il pretesto folle e sanguinario di una parte (davvero così relativa?) di feroci ed integralisti assassini, che svezzano i propri figli a pane e kalashnikov, ancorando vigliaccamente le proprie atroci barbarità al cordone ombelicale del Corano, e giustificandone stragi e carneficine tramite quel Allah Akbar che libera dal peccato e da ogni turbamento. Un po’ come quando da piccoli si giocava a nascondino, e l’ultimo imbucato aveva il potere di salvare il gruppo ed il condannato con il suo “pace libera tutti”.

Senza addentrarci troppo nei meandri parabolistici del dogma islamico ed alle sue fallici interpretazioni massimaliste, è invece ben poco interpretabile ed assai cristallino il fatto inoppugnabile per cui vengono uccisi ambasciatori e rase al suolo città e palazzi, mietendo una scia di vittime civili ed innocenti nel segno di quell’assurda ed insostenibile tesi religiosa. L’Islam – noi tutti vogliamo crederlo – rappresenta una credenza tale e quale a quella cristiana, legittima, civile e non violenta, seppure venga osservata e rispettata con pratiche più ossessive e dispendiose. Ma non vogliamo e non possiamo credere che Allah e Maometto abbiano potuto – nemmeno per un secondo – concepire la regola del massacro fratricida per la risoluzione di questioni così ludiche e banalmente caricaturali. E tanto meno pensare che il loro grado di suscettibilità arrivasse a questi livelli di fascismo ideologico, tanto non solo da legittimare, ma addirittura incoraggiando questi atti di selvaggia e meschina rappresaglia.

E poi basta con le quelle terribili panzane per cui l’Occidente sia sempre e comunque visto come il male assoluto dell’umanità, dal Big Bang fino al colonialismo africano e caucasico. Per cui ogni morto ammazzato a stelle e strisce debba essere considerato “normale”, o quanto meno meritato. E basta anche con quelle idiozie illogiche ed irrazionali che vogliono la genuflessione prona e totale all’Islam omicida. Perchè – come vanno dicendo quei fenomeni d’intelletto come il professor Massimo Fini – ogni kamikaze che salta in aria o colpisce la modernità occidentale è causa diretta e legittima dei soprusi e delle espropriazioni effettuate nei millenni dalla malvagità dell’uomo bianco europeo. Poi magari sono gli stessi che ritroviamo nei salottini-In dell’intelligentia chic-italica, o che ponteficano senza peccato dalle tribune vergini ed illibate del Fatto Quotidiano.
 
La diplomazia (questa sì) è fondamentale, e pure la ricerca assoluta e meticolosa del massimo rispetto sugli usi, costumi e tradizioni delle altrui culture. Ma in questo caso, da Innocence of MuslimCharlie Hebdo  – cari terroristi mascherati da santoni – si sta parlando di un mini-video messo su You Tube e di qualche elementare disegnetto sarcastico. Che, causa il fracasso e le l’atroce pubblicità ricevuta, sono già inglobati per sempre nelle viscere di sua maestà la Rete. Perchè questa si chiama libertà, bellezza. Di stampa, di pensiero, d’espressione o d’informazione. Ma libertà. Un diritto che ci vogliamo tenere ben stretti, come il buon vecchio libero mercato. E non sarà certo questo violento talebanismo macchiato di santità a far crollare conquiste e viittorie di civiltà e progresso che sono costate secoli di lotte sociali ed intestine.

Occidente, tieni botta. Hasta la satira, siempre!

 

 

 

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