Nel giro di appena quarantotto ore tutto è cambiato, perchè – si sa – la parola del politico vale solo per il momento in cui è stata pronunciata. O perchè, semplicemente, nella vita di tutti i giorni todo cambia. Così avrà pensato anche il Presidente dei Garanti delle primarie Pd Luigi Berlinguer (un po’ come dire la contessa Serbelloni Mazzanti vien dal mare) quando, dopo aver dichiarato molto limpidamente che sarebbe stato sì possibile iscriversi al ballottaggio previa registrazione e senza alcuna giustificazione, all’indomani decide di rimangiarsi tutto parlando prima di autocertificazione, poi di decisione affidata alla singola sezione provinciale, che avrebbe dovuto decidere caso per caso.
A confermare la ridicola pantomima al limite della truffa dello staff dei dinosauri-garanti, arriva il fermo niet dopo altre lunghissime ventiquattrore, in cui l’ex ministro comunista blocca ogni tipo di velleità ai nuovi registrati invocando l’inconvertibilità delle regole approvate il 15 ottobre. Se non è farsa, è pan bagnato. Tant’è che tali regole così ferree e marmoree vengono nuovamnte rimodellate – per la quarta volta in altrettanti giorni – con l’intervento addolcente del responsabile nazionale Nico Stumpo (un uomo, tante regole) che introduce per lo meno la registrazione on-line.
Il punto molto semplice è che queste tanto millantare regole granitiche, in tema di ballottaggio hanno sin dall’inizio lasciato adito alle più svariate e variopinte interpretazioni. Come si può leggere dal sito delle Primarie, il punto relativo al secondo turno cita testualmente: “Possono altresì partecipare al voto coloro che dichiarino di essersi trovati, per cause indipendenti dalla loro volontà, nell’impossibilità di registrarsi all’Albo degli elettori entro la data del 25 novembre, e che, in due giorni compresi tra il 27/11 e il 01/12, stabiliti con delibera dal Coordinamento nazionale, sottoscrivano l’Appello pubblico in sostegno della Coalizione di centro sinistra “Italia Bene Comune” e quindi si iscrivano all’Albo degli elettori”. Questo a testimonianza del fatto che i Garanti ci hanno raccontato un sacco di stronzate, perchè non vi è cenno alcuno nè ad autocertificazioni, nè tanto meno a giustificazioni scritte e prescritte dal medico della mutua.
Così, la fottutissima paura del clan dell’apparato bersaniano – che da subito ha cercato di intralciare l’ascesa dell’avversario togliendo anche il voto (prima consentito) ai sedicenni – sta spingendo Gargamella ad arrampicarsi su regole e cavilli inesistenti pur di non far crescere la platea renziana, in assoluta antitesi con i proclami iniziali che ne evocavano una partecipazione boom. E per non parlare poi del ridicolo esposto al Garante (e a chi, senò?) dei quattro competitors anti-Renzi, reo di essersi comprato qualche pagina di giornale per incitare a registrarsi e votare anche chi non lo avesse fatto al primo turno.
Fuffa, lana caprina, boiata pazzesca. La vera verità è che i dirigenti matusa del partito Democratico se la stanno facendo letteralmente in mano, al solo pensiero che un insolente Gianburrasca fiorentino possa scompaginare un sistema bolscevico e medioevale che dura da oltre mezzo secolo, che mai come in queste ore si sta mettendo in discussione in maniera così concreta. E piuttosto che incrementare la base elettorale, si arriva persino a snaturare in toto il uno dei fondamenti della Sinistra italica, sempre flessibile alle regole e storicamente contraria ad ogni tipologia di vincolo giustificativo. Ma mai come oggi, invece, così intransigente e fascista nell’applicazione di mini-regolamenti e pseudo cavilli interni.