Bene Boateng – il cui unico demerito è quello di non aver colpito in pieno lo sparuto gruppo di pecore ululanti. Bene Ambrosini e il Milan tutto a chiedere la chiusura del match (anche se era difficile pensare ad altro epilogo dopo la departita del Boa). Bene anche anche il Berlusca – che lo fa in primis per campagna elettorale – e tutto il mondo pallonaro, che condannano fermamente le urla razziali di questo misero gregge che col branco si è fatto tanto grande quanto stupido. Bene la totalità della compagine della carta stampata, che si asserraglia come sempre unita dietro una ferma e celere repressione. Bene, bravi e bis. Ma ora che si farà?

Questi venti o trenta mentecatti saranno processati per direttissima. Gli sarà comminato a tempo di record il carcere subitaneo ed immediato. Gli verrà messa una palla da bowling al piede e fatto servizio fotografico patinato per “Chi” con la giacchetta galeotta nero bianca. Perchè dovrà essere dato l’esempio. Perchè la gente dovrà capire che nel Bengodi non si sgarra più. Perchè agli occhi del pubblico, della stampa, della tivvù e di internèt lo Stato vuole e deve fare piazza pulita. Ma poi nella vera realtà dei fatti che accadrà?

Accadrà che tra un mese questi venti trenta menagrami saranno nuovamente al “Carlo Speroni” di Busto Arsizio, a infangare ancora qualche colored, o magari a tirar pietre e sassi contro il malaugurato pulmann di una qualsivoglia tifoseria avversaria. Accadrà che nessuno e tanto meno Allegri-Berlusconi-Galliani-Abete-Beretta-Tommasi e neppure il trombato-incatenato Ulivieri accennerà più al caso-Boateng. Perchè l’attualità prima di tutto. Perchè è acqua sporca passata. E perchè in questo Paese si agisce o si finge di agire solo e soltanto nel momento dell’emergenza e della contingenza. Esclusivamente quando i Boa sono già usciti dal recinto.

Poi ci si dimentica, si accantona, si archivia, si insabbia. E non si interviene, non si agisce, non si applica. Perchè qui da Noi funziona così, si proclama e si propaganda, si urla e si condanna. Ci si stringe tutti ipocritamente attorno all’agnellino sacrificale, poi a Pasqua lo si mangia senza pietà, senza neppure un pater-noster di commiato. Nel pianeta-Italia funziona  in questa maniera (vergognosa, ndr). Si vive perennemente in campagna elettorale, ci si prostra per raccimolare i voti più disomogenei e disparati, poi quando c’è da fare e governare si gigioneggia. Ci si mette d’accordo, si aggiusta, si tratta all’infinito. E si fa contenti tutti. Per non far contento nessuno.

Il pianeta-stadio ed il mondo-pallone sono specchi assoluti della realtà. Ma non in quel senso retorico e retrogrado per cui si devono e si debbano per forza associare usi e costumi dentro e fuori dal campo di giuoco. Ma in quello più assoluto e spicciolo per il quale sugli spalti esistono e vigono le stesse regole e leggi che ci sono fuori dallo stadio. Gli stessi impedimenti e normative che ci sono in un parco pubblico. Le stesse restrizioni che esistono in una piazza o dentro una scuola. Gli stessi diritti che debbono essere rispettati nel recinto di una società civile e democratica. E gli stessi doveri che sorreggono la struttura portante di quello che è comunemente definito col gergo di “mondo reale”.

E lo stadio – ahi voi Ultrà – è mondo reale. Ebbene sì. Perchè se tiro una sampietrino in faccia ad un ignaro passante davanti al Duomo di Milano vengo sicuramente arrestato per violenza o percosse, e messo al fresco il giorno stesso. Dunque, per quale singolarissima e had-ultras legge io debba essere graziato – e talvolta encomiato dalle società pallonare – se compio il medesimo atto delinquenziale all’interno del selciato-franco della curva pallonara? Perchè e per come un miserabile gruppetto di soliti idioti da secondo anello debba sempre e comunque mettere a repentaglio l’incolumità morale e fisica di questo o quel calciatore, di questo o quel guardalinee, ma anche e soprattutto di questo o quel pacatissimo ed infastidito spettatore umilmente seduto su uno scranno che sta per prendere fuoco?

Serve intervento, ora, subito. Perchè la situazione-guerriglia all’interno degli impianti pallonari è satura ed al collasso da decenni. Serve azione, non leggi. Di quelle ve ne è a iosa. Serve bianco o nero. Serve che chi delinque sia identificato subito, messo dentro ed inibito a vita. Ma serve ancor prima, ancor meglio, che chiunque sia provvisto con evidenza di oggetti, trastulli e manipoli idonei più per un campo di battaglia che per assistere ad uno spettacolo di sport – non entri affatto.

E’ necessario rigore massimo e categorico per tutti. E basta con quegli assurdi distinguo dei “ma”, “però”, o dei “non è così dappertutto”. Basta con le aberranti giustificazioni campanilistiche che servono solamente per parare scranni e finte-reputazioni da bar. Basta con quel vile e assurdo patteggiamento di Lega e Federazione. Semplicemente, basta con gli Ultrà allo stadio.

 

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