Freme l’attesa per la prima del Cav nell’arena delle bestie feroci di Santoro. Sarà probabilmente l’evento televisivo del secolo. O forse la spasmodicità delle mostruose aspettative sgonfierà la mongolfieera digitale, con assesso bulk di cerone presidenzieale. O magari Silvio se ne andrà quasi subito, come prevedono i già folti exit-pool targati bookmakers. La grande finale pare vertere lungo questo sottilissimo filo interdentale, col Berlusca scheggia impazzita ed incontrollabile. Pronostico secco: 1 X 2.
Le varianti sono infinite con il nuovo Berlusconi presenzialista 2.0, ma la sensazione è che il cerone di Arcore sia gasatissimo e tirato a lucido per affrontare da vero leone le belve assatanate di Servizio Pubblico. All’attacco, sfrontato, e anche un po’ allo sbaraglio. Silvio è carico come non mai, e gli allenamenti da Giletti, Vespa ma soprattutto dalla Gruber lo hanno rodato e cotto a puntino. Inoltre, anche se la sua avanzata nei sondaggi è fuori discussione, rimane pur sempre un outsider non accreditato, e anche per questo salirà sul ring con lo spirito del Gianburrasca spavaldo e intransigente di chi non ha poi molto da pedere.
L’altra sensazione è quella che il Près – anche se dovesse uscirne malconcio – da questo mega round possa solo trarne giovamento. Perchè comunque ha avuto il folle coraggio di andare a farsi sbranare proprio a casa del nemico. A meno che non decida di spazientirsi poco dopo il fischio d’inzio, al primo affondo sarcastico del cotonato salernitano. Ed è un’ipotesi questa tutt’altro che irrealizzabile. Anche perchè è bastata una tiepida accigliatura del pacioso Giletti piuttosto che un appuntino semi-irriverente del Vespone nazionale per fargli saltar la pazienza e scrollare metà della colla capellifera.
Lo stato d’animo dei due contendenti è quello di una reciproca smania antipoda. Ma, mentre l’uomo di Harcore è eccitato e libero mentalmente, San Michele muore sì dalla voglia di affossare finalmente il nemico pubblico numero 1, anche se deve fare assai attenzione a non cadere nel solito errore/tranello della derisione e demonizzazione a tutti i costi. La bolgia santoriana è una legittima clack partigiana – questo è noto – che però risulta essere controproducente nel momento in cui sfotte l’ospite avverso a prescindere, a man bassa, quasi vigliaccamente, invece di incalzarlo su fatti concreti e specifici laddove risulta volutamente vago e appositamente prolisso e propagandistico.
Santoro vince se fa il suo mestiero. Quello del giornalista. Quello dell’intervistatore. Facendo domande ficcanti, attuali e che mettano in crisi l’intervistato. A tal punto da irretirlo facendogli dire ciò che manco nelle sacrestie di casa sua. Ed è per questo che una fuga del Cav. dopo poche riprese potrebbe rappresentare la bontà del lavoro del conduttore. Se invece l’Arena si ergesse snobbisticamente a paladina assoluta della verità terrena e politica, denigrando con scherno il politico dell’alta sponda, ecco che lì compirebbe il più classico e pacchiano degli autogoal radical chic. Perchè il nemico lo si deve colpire a fuoco lento nei suoi punti deboli – che nel caso-Cav sono la concretezza e le contraddizioni latenti – altrimenti, se metti in campo non argomenti ma solo pregiudizi ed odio, ecco che anche il peggior Cavaliere Mascarato la spunta e si rimpolpa. Perchè è deriso ad personam, e così può tranquillamente infilarsi i panni della vittima e lottare fino all’osso.
I personalissimi mlòn-bet sul prime time delle 21,10. Silvio vs Santoro – parità. Silvio attacca e giogioneggia mettendo in campo le istruzioni del prode Brunetta, e Michele controbatte senza esclusione di colpi. Vince chi riesce a far perdere le staffe all’avversario. E non è detto che questo non sia Michele nostro, poco avvezzo anch’egli a farsi relegare nel ruolo comparsa.
Silvio vs Travaglio – vince Travaglio. La posizione del riccioluto è quella in cui ogni antiberlusconiano del Belpaese vorrebbe stare: parlare a ruota libera contro lo sfidante per 5 minuti, con l’obbligo del silenzio e della preghiera. Presumibilmente il Travaglio non nominerà mai direttamente il Cavaliere, ma non per questo sarà meno esplicito e affossante. Riuscirà a leggere per almeno due minuti senza essere frenato dalle ire presidenziali?
Silvio vs Costamagna: vince Silvio. Se ancora in trasmissione, pare il compito meno improbo per il Cav. La Costamagna farà la solita prolissa maestrina austro-ungarica, tanto inflessibile quanto inconcludente, e la metterà quasi certamente sulla questione-femminista delle “tre giudichesse”. Al Berlusca basterà un po’ di ironia e sano sfottò. Anche se la probabilità che Silvio faccia una delle sue classiche gaffe offensive contro le donne è assai elevata.
Sivlio vs Vauro: Vauro ai punti. Se Silvio arriva alle vignette, con ogni probabilità ha già vinto. Con Vauro sarà uno scontro tra guasconi, col toscanaccio a tirar fuori il “peggio” sull’ennesimo ritorno del Cavaliere, e il Berlusca che non se la prende neppure troppo, col quel suo sorrisone plastificato-Durbans e qualche frecciata offensiva tra il serio e il berlusconese.
Comunque andrà, vi è già un unico ed assoluto vincitore, e pure per distacco. E’ Franco Bernabè, presidente Telecom ed editore di La7. Per la champions della tivvù si prevedono 7 milioni di contatti ed uno share tra il 20 ed il 25%.