La psyco-delirante gita di Gargamella tra le parti sociali italiche sta finalmente volgendo al termine. Come ampiamente anticipato da mlon13.com nel pezzo che azzardava Grasso premier, il calvario fantozzian-bersaniano si è concluso come da pronostico: nella desolazione più ridicola.
Non consapevole del proprio obiettivo – quello cioè di raggranellare una ventina di voti tra i Puffi di M5s, Monti e Pdl – ecco che il Nostro si mette in testa la balzana idea (non per lui ovvimente, stratega di Waterloo) di parlare, ascoltare e consultare l’universo mondo. Emiciclo escluso, s’intende. Così il Pirluigi (pirla + luigi, ndr) de no’ altri incontra nell’ordine: Anci (comuni), sindacati, volontariato, industrie (grandi e piccole), commercianti, artigiani e liberi professionisti. Non sazio e pago delle sigle, Gargamella si dirige verso più fruttuosi tète a tète (ohhh!): Roberto Allegria Saviano, Don Ciotti di Libera e il Presidente del Censis De Rita. Poi ritorno repentino e schizofrenico dei movimenti: Coldiretti, Legambiente, Greenpeace, Wwf, Fai, Touring Clug e, dulcis in fundo, il Cai (Club Alpino Italiano). Assai comprensibile (e pure assai dolce) la satira che ha invaso FB e Twitter, con gli incontri più fantasiosi e fumettistici che il Pier si sarebbe dovuto accingere ad effettuare. Dal mago Zurlì a Batman. Dalla De Filippi a Topo Gigio. Dal rappresentante dei cinghiali della Maremma al Gabibbo. E magari da qualcuno ce và pure; si mormora infatti che per oggi sia previsto l’incontro decisivo con Antonio Ricci e Capitan Ventosa…
L’auto psico-dramma di Bersani ha regalato al Paese una settimana letteralmente e vergognosamente buttata nelle bettole di Bettola. E ancora appare incomprensibile come l’unica personalità credibile rimasta nelle istituzioni italiche (Nonno Giorgio, ndr) abbia potuto affidare anche il solo l’incarico esplorativo ad un masochista rincoglionito che gode come un giaguaro a farsi mandare affanculo da Beppe Strillo da Genova. Sapendo inoltre che l’orgoglio ottuso del Pier non l’avrebbe mai portato ad avvicinarsi – come invece doveva essere – alla compagine capitanata dall’intramontabile Lucifero di Hardcore: “Perchè la nostra base elettorale e i nostri principi non ce lo perdonerebbero mai”. Della serie: meglio prenderlo in culo per l’ennesima volta, piuttosto che governare legittimamente col Pdl. Bah.
In un Paese normale il Governissimo sarebbe l’unica condizione possibile, e la prima ipotizzata dalla formazione (pseudo) vincitrice. Ma in un Paese normale non esisterebbero neppure i Fiorito, gli Ulisse e i Belsito. E sarebbero già ai giardinetti certi tirannosauri pluridecorati come Berlusconi, D’Alema e Rosy Bindi. Appurato quindi che questo non è Paese per Normali, ecco che il capo di Stato avrebbe dovuto imporre l’ennesima figura tecnico-tattica che portasse ad una medio larga maggioranza a scadenza (al massimo un anno). Per fare legge elettorale, per abolire il finanziamento, per dimezzare i parlamentari, e per la solita mezza finanziaria teleguidata da Bruxelles. Ma un molto ipotetico governo Grasso avrebbe poi avuto la forza e la concretezza di realizzare queste tre semplici e lineari popo’ di cose? Bah.
Nella sempre più intricata e cervellotica matassa della Real politique delle Banane, ecco che si fa largo (un po’ come il deretano di Bersani, ndr) l’ipotesi del voto ora e subito. Anticipato, si scongiura, dalla per lo meno parziale rimozione dell’amatissimo porcellum. Visti gli scenari marziani (e marzulliani) proposti, questo appare sicuramente lo scenario meno dannoso oltre che la strada meno tortuosa per consegnare l’agognatissimo e travagliatissimo governo tricolore. Anche perchè il papabile “tecnico” (Piero Grasso de nò altri) ha deciso follemente di autoeliminarsi con l’ansiogeno ed incomprensibile autogoal versus Travaglio.
Elezioni sì. Elezioni adesso. Viva le elezioni. Ma ad una condizione però. Che cioè Matteo Bimbo Renzi si armi finalmente di bastoni e coglioni, si prenda subito il Pd, e formi da ora una leadership che sleghi totalmente con l’intero (e affollatissimo) Medioevo di via del Nazareno. Per portarsi a casa quel paniere di oltre il 40% che anche i più berluscones gli attribuiscono.
Ma sulla scalata del Matteo nazionale nascono d’uopo e spontanei alcuni amletici interrogativi: la banda Renzi è pronta per un voto a giugno? E soprattutto, sarà capace così in fretta di liberarsi della zavorra geriatrica Baffo-Bindi-Finocchiaro? La sensazione è che un voto entro l’estate possa solo frenare Renzi e i suoi, che non avrebbero il tempo necessario per rottamare una gerontocrazia di oltre un ventennio. Andandoci da ottobre, invece, sarebbe molto più semplice gestire il passaggio e si aumenterebbero di brutto le probabilità del “botto”. Anche se, per contro, l’elettorato potrebbe assoggettare il sindaco di Firenze come uno dei tanti inciucioni che hanno permesso la nascita di un governissimo di trasversale memoria. Bah al quadrato.
E sull’altra sponda dell’Emiciclo? Silvio e le Amazzoni sono tutt’altro che moribondi. Il Berlusca non più tardi di sabato ha dimostrato di essere ancora un immenso animale elettorale. Al posto del Pierlu, in questo momento, probabilmente avrebbe già formato una maggioranza da oltre un mese. E farlo fuori a colpi di sentenze sarebbe il modo peggiore per liberarsi di lui, anche perchè questo porterebbe (manco ce ne fosse il bisogno) all’ennesimo caotico marasma politico nazional popolare.
Chi invece fa il tifo più esagitato per un governissimo Pd-Pdl è il duo Cespuglio Grillo-Casaleggio. Sarebbe la maniera più indolore e difensiva per poter continuare a sbeffeggiare la seconda Repubblica, attendendo i cadaveri alla prossima turnata tra non meno di un anno. Un voto anticipato, al contrario, potrebbe addirittura erodere consensi alla banda-niet dei 5 Stelle, a cui verrebbe imputato un testardo ed immobile ostracismo, oltre che l’inconcepibile scelta di un capogruppo-sciagura come l’oramai mitologico ed impareggiabile Vito Bubu Crimi.
Perchè i politici saranno anche una grande manica di Padri Puttanieri, ma prima o poi – caro il nostro Giuseppe Piero in arte Beppe – bisognerà pure iniziare sporcarsi il proprio. Di pisellino.