Per cercare di approfondire più da vicino e da un punto di vista tecnico la vicenda che ha coinvolto Sourakhata Diuobate ed Ottorino Minardi, abbiamo contattato il nostro esperto in materie giuridiche – Simon – che ci ha inquadrato la storia da una lente più normativa e procedurale. In punta di diritto, ma senza mai sottrarsi nell’esprimere le proprie opinioni personali in merito.

 
Salve Simon. Parliamo del caso-Diuobate, salito alla cronaca locale e nazionale per una grave accusa di aggressione a sfondo razzista. Che idea si è fatto?
L’idea che mi sono fatto è che non è ancora ben chiaro che cosa sia successo. Solitamente in questi casi la verità sta nel mezzo anche se è d’obbligo condannare qualsiasi forma di violenza, verbale e non, soprattutto se a sfondo razzista.
I capi di accusa sono importanti. Lesioni colpose e volontarie gravi, percosse e tentate lesioni gravi. Il tutto a fine di discriminazione razziale. Quali sono le pene previste dal codice penale per questi tipi di reati? E cosa può rischiare un anziano di 88 anni?
Per le lesioni colpose commesse in violazione delle norme sulla circolazione stradale si rischia da tre mesi ad un anno di reclusione più una multa da 500 a 2.000 euro. Per lesioni personali si rischia da tre mesi a tre anni di reclusione. Con l’aggravante del fatto commesso per finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso, ogni pena può essere aumentata fino alla metà. L’anziano signore con due peacemakers ed 88 anni sul groppone non rischia nulla. Troppo vecchio per qualsiasi forma di detenzione.
La difesa ribalta completamente la vicenda, affermando che l’anziano (Ottorino, ndr) non ha assolutamente ne’ offeso ne’ aggredito il Dioubate. A cosa potrebbe andar in contro “Soura” se venisse accertato che le accuse fossero totalmente infondate?
Il Codice Penale prevede i reati di “Simulazione di reato” e “Calunnia” per chi denunzia l’esistenza di reati che sa non essere stati commessi. Il livello di dolo richiesto è quindi molto elevato. Il calunniatore o il simulatore devono essere però certi che l’ipotetica violazione non è mai avvenuta. Non credo che questo sia il caso del Sig. Dioubate, che non rischia assolutamente niente.  
 
 
      
 
 
Se per assurdo il caso fosse completamente ribaltato, se cioè fosse accertato che il Dioubate avrebbe aggredito ed insultato ferocemente l’anziano, la pena per il giovane sarebbe differente?
No, le condotte sono speculari. Se venisse accertato che il Sig. Dioubate avrebbe aggredito ed insultato l’anziano, i reati ascrivibili a suo carico sarebbero gli stessi. Ma ripeto, l’ipotesi è alquanto remota. 
Sourakhata Dioubate ha denunziato il fatto dopo quasi 20 giorni dall’accaduto. Potrà influire nella valutazione degli inquirenti? Pensa che rappresenti un lato oscuro della vicenda?
Non credo che il comportamento possa influire la valutazione degli inquirenti che comunque continueranno a fare indagini per accertare i fatti. Potrebbe avere però una certa influenza sui magistrati giudicanti qualora la difesa faccia pressione su questa circostanza. Mi sento dire che il fatto che il Sig. Dioubate abbia aspettato 20 giorni per denunciare l’accaduto non sia un lato oscuro, ma potrebbe rappresentare la non eccessiva gravità delle percosse che avrebbe subito. Se il Sig. Dioubate – ipotizziamo – si fosse ferito più gravemente, l’ospedale avrebbe passato il referto medico alle autorità e la notizia sarebbe uscita immediatamente.  
I nostri lettori si interrogano anche sulla necessità che la difesa aveva nell’effettuare una conferenza stampa che, oltre all’imputato e all’avvocato Valenti, prevedesse anche la presenza di sostenitori del musicista. Lei ci ha visto una spettacolarizzazione in tutto questo?
Sì, ci vedo spettacolarizzazione ma è la strategia giusta per affrontare un caso del genere. Se si decide di denunziare un episodio di razzismo lo si fa così, in “pompa magna”, in modo da creare indignazione pubblica. Voto 10 all’Avv. Valenti che ha fatto un ottimo lavoro. 
Il sig. Minardi ha accennato ad un’eventualità di denuncia per diffamazione contro chi, come la carta stampata, ha parlato apertamente di aggressione razzista senza poi far riferimento alla sua intervista-smentita. E’ una strada percorribile?
La strada è lunga e tortuosa ma sicuramente percorribile.
Potrebbero giocare un ruolo determinante i testimoni oculari che erano presenti al bar. Se dovessero dichiarare che il Minardi non ha ne’ insultato ne’ aggredito il Dioubate, l’accusa decadrebbe automaticamente chiudendone il caso?
I testimoni sono fondamentali. Se dovessero dichiarare che il Minardi non ha insultato ne aggredito, rimarrebbe solo il reato di lesioni colpose connesse all’incidente stradale ma anche in questo caso occorre provare che il Sig. Dioubate abbia patito un danno fisico come causa dell’urto con l’automobile. Si perderebbe l’aggravante razzista e il caso verrebbe archiviato come un semplice sinistro stradale senza alcuna rilevanza penale.
Altro elemento chiave è la vettura. Da una parte la tesi dell’incidente per l’accusa, dall’altra la perizia delle ammaccature sul cofano causate dal musicista secondo la difesa. Come si determinerà la verità?
Anche questo dipende da cosa diranno gli eventuali testimoni. Se nulla dovesse risultare dalle testimonianze si determinerà la verità a colpi di perizie.
La vicenda ha fatto clamore, e ha dipinto Pieve come una città razzista. Secondo lei in ciò vi è qualche responsabilità della stampa?
La stampa non ha responsabilità. I giornalisti fanno il loro lavoro, sono i cittadini e le autorità locali che devono dimostrare il contrario di ciò che viene affermato. Io sono tendenzialmente contrario a puntare il dito contro i giornali. La stampa è sacra e non si tocca.
Il sindaco Maccagnani ha espresso immediatamente ferma condanna esprimendo totale solidarietà al musicista. Forse non era il caso di attendere il corso della giustizia prima di sentenziare così in fretta?
L’aver preso subito posizione è il dato più grave di tutta questa storia. È un errore grossolano da parte di un giovane sindaco che si è fatto prendere dal clamore della notizia. Dichiarazioni del genere denotano inesperienza e, me lo lasci dire, una buona dose di paraculismo.
La presidente della Provincia di Bologna (Beatrisce Draghetti) è stata ancor più netta e “parziale”, affermando di conoscere il Dioubate e sua moglie, avendo avuto il piacere di collaborare con loro in questi anni. Una posizione istituzionale non prevedrebbe un maggior distacco ed equidistanza dalla vicenda?
Quando c’è di mezzo il razzismo tutti sono pronti a fare la gara a chi è più antirazzista, tanto non fa mai male, soprattutto se si è politici. In un paese normale la Draghetti sarebbe disoccupata, deve giustificare la sua esistenza ricoprendo un ruolo istituzionale inesistente e costoso. Banale e scontata.
 
 
 
 
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