Sul caso ultrà laziali arrestati a Varsavia, è necessario essere molto chiari e diretti.

E dire, rispettivamente all’egregio signor sindaco di Roma Marino – che chiede l’intervento del ministro degli Esteri – all’esimio ministro degli Esteri Bonino – che chiama l’ambasciatore italiano in Polonia – e all’illustrissima miss Giorgia Meloni, che arriva a minacciare l’immancabile interrogazione parlamentare allo stesso ministro – che questo branco di galantuomini biancocelesti più o meno armati è sbarcato in terra dell’Est col fine unico di devastare, distruggere, e rompere i coglioni alla polizia locale, con la quale si è divertito scagliandogli addosso sassi, pietre e bottigliette varie. Così, tanto per gradire. Ma i delinquenti ultrà italici non avevano però fatto i conti con le forze dell’ordine polacche, assai distanti dalla concezione difensiva ed inoffensiva che assumono nel Belpaese, sì tanto mansuete a tal punto da farsi sfottere a un millimetro da una manica di imbecilli no-Tav.

Quelli, cari sindaco, ministro e fratella d’Italia, son andati là armati, e assalendo per giunta le forze di polizia. Mica stavano organizzando un pic-nic tra boy scout in pensione in centro a Varsavia? Vi è chiaro questo? Se lo è, allora risparmiateci pure le vostre ipocrisie solidali nazionaliste del cavolo, e ricordate invece a ogni bambino, ragazzo e adulto del vostro Paese, che se uno esce di casa con spranghe, torce, petardi e fumogeni, e se poi tira birre e sassi in testa a rappresentanti dello Stato, quella è la giusta fine che farà. La galera. Senza se, senza ma, e senza quelle finto-morali interrogazioni da propaganda elettorale paracula. Perchè ogni tanto, oltre a giustificare, piangere, ricordare, manifestare e solidarizzare, servirebbe anche e soprattutto condannare, censurare, stigmatizzare. Per educare, per crescere, e perchè queste violente cazzate da teppisti non accadano più. Senza se, senza ma. E senza interrogazioni.