Una vecchia rimpatriata tra due grandi vecchi volponi della tivvù italica. Uno che torna dopo un ventennio, invincibile e carico a pallettoni per l’obiettivo sorpasso-Ebetino, l’altro ultra ringalluzzito e pronto per un favore proprio all’ex sindaco. Ne esce un confronto come mai se ne sono visti e goduti nel soporifero e arci retorico palinsesto del talk politico del Belpaese. Un vero duello all’americana, come sempre avrebbero da essere, con irriverenza, sarcasmo, sfotto’ e senza esclusione di colpi. Alla fine la spunta Beppe, che straborda e tracima nella seconda parte mangiandosi e vomitandosi i tecnicismi e i “maddai su” un po’ altezzosi del Vespone. Ma Grillo se l’è dovuta sudare e guadagnare su ogni battuta la pagnotta di Viale Mazzini, prima di espugnare anche il tanto vituperato fortino di Porta a Porta.
Perchè davanti a lui c’era un Bruno mai così arcigno ed ispirato, e mai visto fin’ora. Con la mandibola ritratta ed il mento del Duce in traballo continuo, col neo eccitatissimo al limite del doping da Viagra elettorale. L’Adolf pentastellato la spunta con merito, ed il cinque finale a Vespa sancisce la riabilitazione di Beppe col vecchio e bigotto nemico pubblico Rai, ed il definitivo aggancio a Renzi prima dell’ultima curva europea. Grillo non solo si ripropone e si riabilita come buono, bravo ed educato, ma soprattutto riesce a sconfiggere la concorrenza proprio sul loro campo. Quello televisivo del talk brutto sporco e cattivo.
Si comincia col fuori all’esterno degli studi, con Grillo che si presenta col sorriso Durbans e plastico del carcere con tanto di faccine dei politici dentro – impareggiabile – (“Da Vespa non fanno entrare le cose di plastica in studio ma fanno entrare Silvio”). Bruno è lì fuori ad aspettarlo, in stile Mou con Guardiola, per aprire le danze dello show. Poi si va dentro, e Beppe fa passerella “commossa” davanti al pubblico come un teatrante che si deve guadagnare i suoi primi applausi, riappropriandosi degli studi Rai per poi sedersi sullo scrannone di fronte ad un Vespone già in clima Champions. L’inizio è shock e, contro ogni improbabilissimo pronostico, tutto ad appannaggio del padrone di casa. Vespa incalza e pressa forte e alto sin dai primi minuti – al limite del fuorigioco – mettendo all’angolo un Grillo allappato e un po’ frastornato dalle luci e dai nei accecanti del palcoscenico nemico.
Bruno fa valere a fondo il fattore campo, spingendo subito sull’acceleratore nel tema della governabilità e del 51% – impossibile da raggiungere anche per un supereroe massiccio come Beppe – sulle espulsioni dei dissidenti e sulla mancanza di democrazia interna. Grillo accusa il colpo, bofonchia le solite frasi comiziali ma arranca come non mai. Chiede il secondo cicchetto d’acqua, mentre Bruno non esita ad infierire con alleanze e utopia del plebiscito a cinque stelle. Il Kapo genovese è alle corde, e Vespa continua imperterrito nello smontargli la tesi governativa a suon di maddai su, decisamente e straordinariamente efficaci. Si sta assistendo a qualcosa di eccezionale e di assolutamente impronosticabile alla vigilia. L’imbattibile istrione comico della comunicazione messo al tappeto da un vecchio babbione democristiano politically correct della prima Repubblica alla soglia della pensione. Maddai su…
E infatti non dura molto. Perchè Bruno si incaponisce su tecnicismi economico europei pensando di averlo già messo in saccoccia. Ma mai dire Grillo se non ce l’hai nel retino. Beppe si ripiglia. Si scola altri due bicchierini di Lete, si scrolla di dosso le tossine e i nei della diretta nazional popolare, ed entra finalmente in sintonia con lo studio vintage del portinaio. Rimettendo i binari nella carreggiata a lui più consona e dilagante. Quella della Casta, del populismo, del “Son tutti morti”, dell’Euro-Merkel perfida e culona, della retorica simil V-Day, delle rinnovabili, delle stampanti 3D che creano palazzi e città, dell’Ebetino, Gargamella e tutti i puffi della compagnia mafiosa che riempiono il Palazzo. Ora Grillo è tornato in se’, e Porta a Porta diventa Piazza San Giovanni. Il fiume è tracimato, e la piena ha rotto gli argini del vespaio. Appello al voto politico, “O noi o loro”, vivisezione a Silvio, 80 euro all’Achille Lauro, dentiere, ricche pensioni e cotillon. Beppe si è impadronito del maggiordomo quattrocchi e pure di Mannheimer, e il Vespone non può nulla. Anche perchè uno così non puoi fermarlo. E’ lui che decide se, come e quando fermarsi.
Beppe Stalin maramaldeggia di brutto, raggiungendo vette superlative, oltre il miglior Silvio di fine Novanta. Ma Brunone c’è. Incassa qualche sfotto’ più o meno fossili, ma tiene bene il punto rilanciando con dignità senza scendere e cadere nello stizzito, cosa che avrebbe sancito definitivamente il Ko della supponenza grillina. Il finale è in parità, coi due contendenti un po’ stanchi ed appagati, e forse già soddisfatti e pavoneggianti del risultato ottenuto. Vespa subisce e incassa ancora sul programma dei 5 Stelle (“Non te lo dico, per una volta fai il tuo lavoro onestamente”), poi si rifà parzialmente punzecchiando il comico sulla storia dell’ecosostenibilità (“Vuoi farci vivere sugli alberi?“) e sul rischio di isolamento europeo dei pentastellati, riproponendo ed abusando un po’ della pausa acqua-asciugati-rilassati (la prima buona, la seconda assai forzata). Il neo è tratto, e si chiude il sipario tra l’ennesimo sorriso abbagliante e compiaciuto di Grillo e la paciosa ma accalorata soddisfazione di Vespa, che già si sfrega pregustando dati in stile Silvio-Santoro. La stretta di mano e il “five” finale tra i due vecchi marpioni è la chiosa paciosa di un duello verace e assai godevole. Sinceramente, per davvero. Dove l’insetto conduttore per una notte ha messo i panni di David Letterman e Grillo ha ricevuto la benedizione ufficiale e definitiva dei salotti buoni. Per un sorpasso che è solo questione di giorni. O forse di ore.
MA LA VERA, CATEGORICA ED IMPEGNATIVA DOMANDA DELLA SERATA E’ LA SEGUENTE: “BRUNO, PERCHE’ SOLO OGGI E DOPO QUARANT’ANNI ?!? ”
ti hanno bloccato il video. #vincesilvio