Siamo, vivaiddio, ai titoli di coda. Dopo un anno di campagna elettorale che ha bloccato la Cosa politica, e che ha messo un popolo intero davanti alla scelta della vita, del secolo, della storia.

 
Chi a spada tratta, da D’Alema a Salvini, da Camusso a Forza Nuova, da Pomicino a Meloni, da Beppe Grillo a Zagrebelsky, propaganda per il NO come non vi sia un domani, afferma che non è ammissibile toccare una Costituzione ottuagenaria formata nel paleolitico da una dozzina  di catto comunisti, che in seguito  governarono il Palazzo per decenni trasportando l’Italia a livelli di debito pubblico talmente insostenibili da mettere in discussione le pensioni dei giorni d’oggi. E che, in soldoni, Renzi sarà il nuovo Satrapo italico.
Chi si ammanetta per il SI, tra establishment governativo e alcuni nomi patinati di spettacolo, tv o finanza più o meno creativa, con la benedizione del riesumato Proff. Prodi, minaccia che, in caso di sconfitta, verrà deposto definitivamente il bene libero comune, e che il Belpaese rimarrà nella palude fino a che morte non ci separi.
  
Puttanate sesquipedali da ambo le parti. Di due accozzaglie parallele che hanno costruito muri, barriere ideologiche e intestini crassi alla mera ricerca di un talebanismo di coorte che possa giustificare l’una o l’altra barricata elettoral popolare.
 
Il punto reale è che il merito referendario se n’è andato a farsi fottere, da mò. Da quando il premier, quasi dodici mesi fa, tronfio di un gradimento ancora semi bulgaro, divise Si e No tra buoni e cattivi, tra Bene e Male, tra vincitori e vinti. Franando nel peccato originale della personalizzazione più totalizzante della riforma, tra l’aut aut ingoiato di un ritiro a vita domestica, e la trincea fondamentalista di una scelta vitale per l’immediata quotidiana sopravvivenza dell’homo italicus.
 
La verità, non assoluta, è che questa riforma, in se’ è una riformicchia. Perché il Senato rimane ancora in piedi, e perché nel pacchetto non è stata inclusa la beneamata legge elettorale, che paralizzerà nuovamente il Parlamento per tutto il venturo 017. Ma, in definitiva, tirando le somme aritmetiche, non si può certo non ammettere che la diminuzione dei parlamentari ed il passaggio ad un’unica camera legiferante non siano un fatto politico positivo. Al netto delle Province (con Cnel annesso) che rimarranno sempre e comunque tra noi, come il peggior dipendente pubblico fantozziano de nò altri.
 
Non è più un referendum costituzionale. Questo è chiaro. E forse non lo è mai stato. È un voto politico a tutti gli effetti. Espresso esclusivamente sulla persona fisica del Presidente non eletto. Chi vota NO lo fa perchè gli sta sul cazzo Renzi. Il resto sono panzane. Di chi, come quell’ottantenne cerato di nome Silvio, ai sui tempi avrebbe fatto altre dieci carte false per Ruby pur di trovarsi in tale prospettiva di futuribile comando. E ora invece prova ad aizzare gli ultimi residuali azzurri con la tenue minaccia di una deriva autoritaria presidenziale. Chi vota SI, d’altro canto, non fa altro che chiedere la legittimazione elettorale del Matteo nazionale. Anche perchè, che ne dica la shabbata Maria Elena da Palazzo Chigi, il risparmio netto in termini di Casta non è manco lontanamente paragonabile neppure alla benchè minima riforma di aggiustamento di un qualsiasi autunno-inverno parlamentare di seconda mano.
 
Con buona pace dei signorotti del fantomatico Parlamento europeo, che si permettono ancora di dare giudizi e indicazioni di voto, dopo aver ridotto il risiko continentale ad un’ammasso di marionette paralitiche al soldo di frau Angela Merkel. Con il signor Junker, rappresentativo del popolosissimo Lussemburgo, che accoglie il presidente della più grande democrazia mondiale (Trump, ndr) come un povero scemo reo di non sapere dove siano Benelux e granducato di Andorra. E i fenomeni sociali e finanziari d’oltre Manica del Financial Times che hanno ancora il cazzo di coraggio di far previsioni e pistolotti sul voto di casa nostra dopo la storica, antologica e freschissima figura di merda targata Brexit.
 
State tranquilli. Comunque vada. E comunque sia. NO e SI di merito o militanza. Lunedì mattina continuerà ancora incredibilmente a sorgere il sole, e più o meno verso le ore 17 seguiterà pure a tramontare verso un nuovo giorno post referendario. State sereni. Continueremo ad essere il Belpaese. Continueremo a lavorare alacremente incuranti delle propagande di genere. E continueremo a non contare un cazzo.
 

 

 

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