La Camorra. La paranza delle baby-gang. L’illegalità normalizzata fonte di vita e guadagno. Il terrorismo degradato di quartiere ormai a livelli sudamericani. L’immobilismo delle istituzioni, ma pure di chi ci vive. L’impotenza delle associazioni e di chi vorrebbe cambiare. E quella puzza quotidiana e dilagante di Monnezza, non tanto dei cassonetti sempre stracolmi e dilaganti, ma soprattutto di quell’inutile e dannoso imperante piagnisteo della Napoli-Bene, che si è assuefatta e adattata nei decenni all’anti Stato di malavita e criminalità, e che ha maturato un delittuoso e refrattario anticorpo vittimistico verso ogni sfera della vita napoletana, dalla cultura allo sport, dall’urbanistica alla politica, dall’immodizia ai quartieri Spagnoli. Tanto da rifuggire dalla presa di coscienza di una triste e nuda realtà che vede Napoli nella top ten delle dieci città più pericolose al mondo. Con bealtrismo e stucchevole piagnisteo che fa’ solo giuoco ai Casalesi, credendo ottusamente al grande complottone nazional popolare anti-partenopeo, adagiandosi nel quieto vivere omertoso, e difendendo stupidamente un orgoglio di campanile che strizza l’occhio ad abusivi, corruzione e Gomorra. Quella vera.
#NapoliMonnezza
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