Ma non si era detto che non più di un mesetto fa che si sarebbe dato spazio all’accetta dei tagli e che questo avrebbe contribuito alla tanto attesa quanto necessaria diminuzione dell’imposizione fiscale per dave finalmente slancio alle imprese ed all’economia dell’Azienda Italia?
Si annuncia, si dichiara, si inaugura, si fanno i soliti proclami a 32 denti gialli, poi puff, flop, tutto finisce nel cesso, con il solito colpo di sciacquone all’italiana.
Succede che i mercati diventano turbolenti (sai che novità di sti tempi), che le agenzie di rating (le vere padrone delle sorti dell”economia mondiale) minacciano il declassamento dell’Italia, che le borse crollano, che arriva il panico Montecitorio.
Giulietto nostro, con la mano tesa di Bersani, vara una manovrona in 3 giorni (quando ce lo chiede l’Europa ce la facciamo a fare le cose con decisionismo eh?) che prevede il ritorno del ticket sanitario da 10 euri per le visite specialistiche, i 25 per i “codici bianchi” al pronto soccorso, i rincari del bollo sul deposito titoli sopra i 50mila euro, il superbollo sulle auto di lusso, l’aumento dell’Irap sulle concessionarie dello Stato.
Alla voce tagli? Poca roba: il prelievo sulle pensioni d’oro, da agosto, ed il taglio delle agevolazioni fiscali ed assistenziali, che però scatterà nel 2013 (del 5%) e 2014 (del 20%), se il governo non sceglierà prima quali voci alleggerire.
E le province? E le comunità montane? E le altre autonomie locali inutili? E la riduzione degli stipendi dei parlamentari? Ed il taglio sulle immani spese delle due camere (24 mln l’anno per la cancelleria, ndr)? E la proposta per eliminare una delle due camere, per il miglior funzionamento di un sistema esecutivo che più ingessato non si può?
Figuriamoci. Se le lobbies di avvocati e notai non permettono neppure di far passare un norma delle più logiche e banali in un Paese moderno, come l’eliminazione degli ordini di alcune professioni, in particolare quelle “erediatarie”, cosa ci possiamo aspettare?
Avremmo un tesoretto incommensurabile, quello dei tagli delle Provincie e dintorni, che ci permetterebbe di fare tanta cassa e di investire in dimuzione di tasse, per dare ossigeno alle PMI italiane, il vero tessuto e la vera linfa produttiva e vitale di questo Paese, ed in opere pubbliche e di modernità, per rimanere agganciati all’Europa che conta e non essere tagliati fuori dai grandi mercati.
Ma si sa, in Italia oggi gli unici problemi sono dati dai “Precari”, questa categoria da debellare con il baigon, e l’unico obiettivo che pare essere nella società odierna è quello di riuscire a dare ad ognuno che si affacci nel mondo del lavoro un tipo di contratto a tempo indeterminato, quasi un vitalizio anticipato, in modo che si possa stare tranquilli sino alla pensione, con il nostro posto fisso, come piaceva tanto ai nostri nonni ed ai nostri padri, che hanno vissuto guerra e dopoguerra.
Anche Giulietto nostro si deve accorgere che quei tempi sono passati da oltre mezzo secolo, e che ora non si può ragionare con la sola idea di avere un posto da bancario fisso, dalle nove alle 17 di ogni santo giorno.
Coraggio Giulio, coraggio Silvio, coraggio Umberto, invece di pensare di attaccare tre targhette di ottone davanti a finti ministeri in quel di Monza, bisogna fare quel passo in più, in avanti, senza voltarsi indietro, facendo riniziare a camminare questa penisola, da troppo tempo bradipo pachiderma.