Le ultime elezioni amministrative non hanno che confermato le due situation principali dell’attuale stato della politica italica: il montare sempre più corposo della protesta e la caduta verticale (eufemismo) dei principali partiti protagonisti della seconda Repubblica. Ed un attore comico protagonista che continua ad entrare di diritto nel palcoscenico elettorale del Belpaese, tra satire accattivanti e comizi infanganti, tra insulti presidenziali e silenzi strategici, tra politica e antipolitica. E’ lui o non è lui? Certo che è lui.
Il Grillo Beppe Populisti de no’ altri. La banda delle 5 Stelle ha fatto il pienone alle comunali, che che ne dica Nonno Napolitano, irritato dal continuo punzecchìo dell’istrione genovese e giustamente scettico riguardo ad un megafono che irride, sfotte e rompe tutto, ma che nel concreto propone quanto l’eccentrico ed inconcludente Terzo Polo. I grillini vanno quasi ovunque in doppia cifra, straccciando in tutto lo stivale finiani e casinisti e rifilando sonore lezioni anche alla derelitta Lega del Nord che fu. Probabilmente non sarà boom, ma neppure semplici mortaretti.
Nel momento storico economico più delicato dal sessantotto, Beppe e gli amici suoi non fanno altro che riempire quel vuoto cosmico politico-popolare lasciato per strada nel dopo-Berlusconi.
L’ascesa demagoga e virulenta del Grillo è l’espressione massima della saturazione partitica all’ennesima potenza. Le Cinque Stelle si vanno ad inserire perfettamente nei punti nodali e nei nervi scopertissimi di una base media popolana che non ne può più da un bel pezzo, e che si è accorta che Re Silvio, a quanto pare, non era il Male assoluto. Salari leggeri come piume, caste sindacali medioevali che scioperano ogni tre per mese ma che ci lasciano la busta-fanalino d’Europa. Imprese che camminano in ginocchio sui ceci ardenti, salassate di continuo e private pure del legittimo diritto di licenziare. Uno Stato oppressore e ladrone che chiede rigore e quella fottutissima equità, ma che poi paga i suoi lauti debiti dopo oltre tre anni, come se nulla fosse. E intanto in 40 decidono di farla finita, in neppure cinque mesi, come se nulla fosse. Poi c’è la Casta, che è sempre tale ed intoccabile, con corporazioni oligarchiche e quella politica che non sa tagliarsi neppure le spese di cancelleria. E a monte di tutto, l’effetto Full-Monti, già ampiamente svanito dopo un promettente e coraggioso avvio, e che ora è arenato sul compromesso storico della spending review e sul quel falcidiante e trucido letto fatto di tasse e sacrifici mortali. Con la specctre terroristica alle porte e gli spettri di un’imminente ed assai probabile seconda tragedia greca.
In questo scenario di quotidiani ed ordinari scandali italici, ecco che, come nell’era di Tangentopoli con l’avvento furioso della Lega bossiana, è logico e lapalissiano che facciano man bassa di voti quelle compagini che intimano al Paese di sfasciare il Sistema tutto, ripulendo l’intera feccia politica. Così Grillo, per un periodo in sordina e quasi dimenticato dai più, ritrova nuova linfa e maggiori virtù nel momento politico e sociale più disastrato dell’ultimo ventennio. E lo fa nella continuità del Vaffa Day, quando da Bologna diede luce al primo germoglio grillista. Traducendo in merda ogni cosa che gravita tra Montecitorio e Palazzo Chigi. Apostrofando in maniera a dir poco irriverente qualsiasi personalità istituzionale, facendosi beffe di segretari, di ministri, di Camera e di Senato. La sua strategia è ormai conclamata: demolire e demonizzare il Palazzo, evitando qualsiasi tipo di contatto col Nemico, perchè Lui – il messia inviato dalla rete – non può certo mischiarsi a Loro – mentecatti incapaci e farabutti governanti. L’idea di base, diciamolo, è la medesima del primo Umberto di Padania, ma con quella sottile forte differenza e contraddizione di fondo che è rappresentata dal distacco viscerale e razzista con ognicchè non sia grillismo, e quella talebana offensiva verso coloro che si permettano di mettere in discussione la gioiosa macchina da guerra del Beppe nazionale.
Grillo aborra i salotti televisivi, perchè si ritiene il Salvatore della patria e ben oltre questi ridicoli protocolli pseudo-democratici. Grillo predica e professa la Rete salvifica come unica fonte legislativa, come se si potesse fare a meno in toto di un’assemblea che discute ed applica le leggi. Grillo viaggia sulla banda larga e sul progresso tecnologico, ma poi si mischia coi delinquenti No-Tav e si oppone al progresso infrastrutturale. Grillo bandisce il parlamento a tutti gli indagati, poi definisce i suoi procedimenti come farse e congiure mafiose. Grillo denunzia gli scandali sanitari, poi insignisce con l’epiteto di Cancronesi uno dei principali luminari e scienziati europei. Grillo insulta e denigra chiunque gli si metta di traverso sulla sua strada di Damasco, da Ferrara (“container di merda liquida”), a Formigoni (“Forminchione con la faccia da chierichetto stuprato da un prete”), passando per Nicolino Vendola (“pretesco, inpotizzatore e supercazzolaro”) e finendo col solito Morfeo Napolitano (“tra un anno andrà in pensione e potrà riposarsi”). Perchè Lui non accetta nè interferenze nè tanto meno critiche. Perchè Lui è lui, e gli altri non sono un cazzo.
Il fenomeno Cinque Stelle non è da sottovalutare e denigrare, perchè se si votasse oggi molto probabilmente la banda-Beppe oscillerebbe tra la terza e la seconda forza nazionale. Ma è altrettanto evidente che un movimento che basa la sua intera propulsione su rabbia, antipolitica e brutale demagogia non potrà certo percorrere moltissima strada. Come si fa a dire che il Parlamento deve essere soppresso e che le norme si dovranno votare solo tramite suffragio-Internet? Come si fa a pensare che solo Egli ed i suoi seguaci conoscano la magica arte del mondo world wide web? E come credere che esso possa d’incanto risolvere ogni tipo di magagna italica?! Ingenuo ed irritante al tempo stesso.
Grillo non è più un comico, mettiamocelo nella zucca, bensì un politico a tutti gli effetti, e l’offensiva che sta portando avanti prende il nome nientepocodimenochè di Politica. Null’altro si chiama, se non politica. Grillo sputa e vomita sul piatto in cui mangia da quasi un lustro. Grillo minaccia e sputtana il sistema cui lui stesso fa parte. E lo sa, eccome se lo sa. Grillo strilla e si danna contro tutto e tutti, ma prima o poi dovrà esplicitare a chiare sillabe come la pensa su alcuni tra i principali temi concreti dell’amato Belpaese. Perchè è assai facile, ipocrita e codardo rifugiarsi sempre dietro la facciata retorica dell’ “è tutto finito” o generalizzando miseramente con le solite frasi fatte da bar quali “la politica è solo merda“.
Quando l’ex comico capirà che Egli è assolutamente parte attiva dello star system che sta biasimando, e che in un Paese dalla democrazia occidentale servono rappresentanti e proposte tangibili da discutere e votare in tempi ragionevoli, beh allora forse l’istrionico genovese si prenderà paura e sgomento, e se ne tornerà a gambe levate a rifugiarsi dentro la Rete. Col suo Blog, a far casino e satira, magari tornando ad insultare Craxi e i socialisti della prima repubblica. Perchè un conto è mandare affanculo il Globo mettendosi la maschera del comico, e un altro è stare al Governo e prendersi la responsabilità pratica – e non virtuale – di condurre un Paese assai complesso come il Bengodi. E in quel caso, ne sono certo, Grillo non arriverebbe neppure al giuramento presidenziale, tanto i suoi mutandoni si riempirebbero di merda da contrappasso politico. Quella che amava lanciare a destra e a manca. La stessa che riavrà indietro come un boomerang. A cinque stelle.
occhio a non prendere sottogamba il Grillo, Mlòn. Occhio.
roberto f.
lui però non prende il finanziamento, intanto!
Giò
è solo un buffone mentecatto! la politica non di con la rete, ma con le sezioni.
giovanni g.
Grillo pavsòn! E lèder!
beppe
Grillo uomo di merda.