Biascicante, affannato, soporifero come non mai. Il ritorno al palcoscenico di Nonno Silvio è quanto di più sonnolente ci si poteva aspettare, che neppure i più incalliti manzulliani dell’insonne e tediosa Notte Rai. Pistolotto storiografico di quasi un’ora, su temi e argomenti ritriti da un decennio. 

Parte dalla gestazione dell’Euro, poi passa allo spread e all’abolizione dell’Imu (aridàie), continua con il filo d’Arianna dell’anti-Culona, e finisce vivaddio col ben poco meritorio giudizio sul governo dei “Tennici”. Ridestando con prepotenza la sua personalissima guerra alla giustizia italica e alla magistratocrazia. Finchè morte non lo separi.

Zigomoni rialzati come l’alzabandiera della sua pompetta, cerone lucidissimo e dal color “mister Obama”, ed una calotta capellifera che pare aver schiarito proprio per l’occasione. Silvione nostro is back, e lotta insieme a noi.  Un po’ come gli zombie quando riappaiono ad Halloween uscendo dai propri loculi notturni.

E’ tutto finito invece, e neppure i titoli di coda pare vogliano aspettarlo più. Ma lui – Silvio forever – non demorde, e tenta qualche sussulto di rabbia e di orgoglio incarognito quando fa salire Nicolò Efisema Ghedini sul banco degli imputati, rispondendo poi con una certa tonicità ai classici confettini incartati dagli accomodati giornalisti presenti in sala (neppure la santorina punge, ndr). Costruendo quegli ormai celebri cerchietti e rettangolini con l’inseparabile stilo, e leggendo di brutto sui classici mega appunti preparati la notte prima. Immarcescibile e cocciutissimo Silvio.

Ma godiamoci quest’ultimo Berlusconi tenue d’annata, e quel suo infinito intervento uggioso che tanto ci ricorda quello del mitico comandante Eric Lassard nell’intramontabile serie televisiva Scuola di Polizia. Provare per credere.

 
 
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