SARKOZY, PORQUE’ NO TE CALLAS?

A distanza di ventiquattrore dalle risatine ludiche del duo Sarkò-Merkel al vertice UE di domenica scorsa, la cancelleria tedesca si affretta (ma non troppo) a smontare il caso, sostenendo che i due diabolici padroni del Risiko europeo non fossero affatto intenzionati a schernire il Berlusca, piuttosto sghignazzavano sull’imbarazzo che si era creato riguardo alla domanda piovuta dalla platea e su chi, dei due volponi, dovesse rispondere. Della serie: “Cancelleria tedescaaa !? Ma va là !”. E’ proprio vero che alle balle non vi è mai fine. Dopo averci irrispettosamente sfottuto in eurovisione in un’occasione più che ufficiale, come se Obama pigliasse per il culo Putin davanti alle Nazioni Unite, ora ci aggiungono pure il carico da novanta, quello della beffa e dello sberleffo. Se il grave e maleducato siparietto del duo Gianni&Pinotto franco alemanno è stato molto di più di una caduta di stile, la grottesca replica via-Ansa ha certamente (questa sì) tutte le stigmate della battuta umoristica.

Sarà per il dente parecchio avvelenato della crucca Cancelliera, per via dei privati apostrofi del Cav, che dipinge la dirimpettaia berlinese in maniera non propriamente consona ai dettami parlamentari (Cu…a In……..e!). Sarà perché Napoleon Sarkozy era un pelo risentito per gli articoli non troppo lusinghieri che Panorama ha riservato nel recente passato alla Sua amata première dame. Sarà anche perché il nostro primo ministro in  quest’ultimo triennio si è distinto soprattutto per le sue marachellate by night piuttosto che per provvedimenti di crescita e sviluppo. O forse sarà perché nella millenaria tradizione barzellettistica l’italiano la spunta sempre in modo furbesco al cospetto dei  più tonti francesi e tedeschi? Ma nulla di tutto ciò, e neppure di tanto e molto altro ancora di più estremamente grave, può permettere ai principali capi di governo del continente più antico e produttivo del globo di esprimere così poco edificanti atteggiamenti nei confronti di un altro capo di Stato dell’Unione, che esso si chiami o meno Silvio Berlusconi. E nei confronti di un’intera nazione e di un’intero popolo, quello italiano, che ha concorso come e forse più di Voi a creare le fondamenta di un’Europa libera, forte, unita.

 

La coppia reale Nicolas-Angela mostra all’universo una totale assenza di stile e di una benché minima coesione europea, soprattutto in un momento storico-economico-finanziario come quello attuale. E per di più, questo vale per coloro, francesi e tedeschi, che si sono sempre issati a paladini assoluti (che è il sinonimo di Padroni) e grandi manovratori delle marionette continentali, ma che ora non si trovano poi tanto meglio dei ripudiati “peones” latino mediterranei. Parliamo di debito pro-capite tedesco, signora Merkel? Che mi risponde se le dico Société Générale, dottor Nicolas? Ah, no comment per entrambi, eh?! Lo immaginavo.

E allora, cari supponenti e megalomani primi ministri, fateci il grosso favore di guardare all’interno del Vostro non meno martoriato orticello, pensando sì al bene comune delle dorate stelle, ma senza azzardarvi ad entrare in ciò che non vi compete, e di cui non siete per nulla al mondo né responsabili, né sovrani. Nella maniera più assoluta. Inteso?E voi, uno dice e mille parlamentari della beneamata Repubblica italica, non fatevi sempre prendere da quel laconico, becero e patologico  antiberlusconisco che pervade le vostre viscere carnali. Per una volta, uscite da questo canovaccio che vi assilla e vi attanaglia da un ventennio, e dite con estrema semplicità, ma con solerte fermezza, quello che ogni rappresentante tricolore responsabile avrebbe dovuto sostenere ed esprimere dopo aver assistito a quel ben poco edificante cabaret franco-germanico: “A’ duo?! Fateve li cazzi vostri!”.

Oppure, per lo meno, potevate esprimere un dissenso basico ed elementare, così per timbrare il cartellino dell’unità nazionale.Ed invece, assistiamo come sempre sbigottiti ai soliti ritornelli infatil-campanilistici ed i medesimi commenti di uso e strumento esclusivo politico, che godono e sono rinfrancati nel vedere il premier e l’Italia tutta derisi da due “fenomeni” in un’atmosfera altamente  istituzionale. L’odio verso il Cav. è ancora molto più forte e solido rispetto al nostro tessuto identitario ed alla nostra dignità nazionale, tuttora ignota. Ed impensabile un’intervento alla Zapatero (da brivdi veri), che difende a spada tratta il “nemico” Aznar, insultato beceramente dal dittatore venezualano Chavez, preso poi a pedate anche dall’infuriato Re Juan Carlos, con quell’indimenticabile ¿Por qué no te callas? che ha fatto e farà la storia. Perchè il rispetto non può ammettere dubbi e distinguo, e deve essere ben aldilà di ogni logica partitica. Ben oltre la politica.

E così le dichiarazioni del tipo “Grazie a lui siamo diventati lo zimbello d’Europa” o  “Ci fa ridere dietro da tutti” o ancora “Che figura di merda che ci ha fatto fare” si sono palesate assai più numerose, anche tra i banchi della maggioranza-verde, rispetto a quelle che chiedono le più immediate e sentite scuse da parte di Parigi, ma anche di Berlino. E che, ovviamente, altrimenti non ne staremmo parlando, non varcheranno mai il confine delle Alpi. Perché, forse, se non è motivo di vanto, vuole essere manifesto di netta superiorità. Ma non si devono permettere, né crucchi, né erremosciati.Merito quindi a Pierferdinando Casini, e pure al buon Gigi Bersani ed a Signora Marcegaglia, che apostrofano come inaccettabili tali ridacchi da asilo di prima infanzia.

Mentre se per Di Pietro è l’ennesima occasione per accostare Silvio Satana ad un qualsiasi sanguinario dittatore, nella fattispecie ad un satapro gaudente (il riferimento a Gheddafi è puramente voluto), suonano invece molto stridule e compiaciute le parole del Presidente della Camera, che commenta l’accaduto affermando che “Oramai l’Italia ha una credibilità pari a zero”. Roba che neppure il peggior Borghezio. Vergogna, allora, e tanta, all’egocentrica coppia di fatto che muove i carroarmatini d’Europa e che, pur di non scalfire il loro egoistico ed irridente orgoglio nazionale, non ha avuto nemmeno il coraggio di mandare una misera letterina d’ordinanza con due righe formali di banalissime, ma rispettabilissime scuse. Sarebbe bastato, ma forse era troppo. Vigliacchi, pure. E Ridete, ridete pure, fin che siete in tempo, tanto poi, già lo sapete, finirà  sempre come nella più classica delle barzellette nostrane.

Viva l’Italia! Viva il Presidente!

 

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