P4, Delta, fannulloni, crisi finanziaria, lavoro, scuola, rilancio dell’impresa. Pensavate fossero davvero questi i grandi temi per poter rilanciare non solo l’economia ma, come dicono i tecnici, tutta l’Azienda Paese?
Sbagliavate, e sbagliate ancora di grosso. Il vero problema, la zavorra insormontabile? Gli ordini.
Ma non quelli che ci davano da piccoli per infonderci un pò di disciplina e che poi, da copione, sortivano l’effetto opposto. Gli ordini, non quelli dei capitani o dei comandanti più o meno coraggiosi, gli ordini professionali. Sissignori, gli ordini o albi dirsivoglia, che permettono, al loro superamento, di poter esercitare una libera professione, quale avvocato, farmacista, ma anche giornalista e medico e, come no, notaio.
Ma se si chiamano libere professioni perchè devono essere incatenate dentro un contenitore che ha come lasciapassare un ottuso esame scritto che non è altro che di più lontano da quello che si dice “saper fare il proprio lavoro”.
Ed è così notizia di oggi e, di più on-direct, di un’ora fa appena, che è stato, diossanto, finalmente trovato l’accordo sull’approvazione della manovra finanziaria che dovrebbe salvare capra e cavoli. Ma per ora, come si voleva dimostrare, salva solo gli ordini, non quelli professionali, quelli delle Caste, termine a cui sono poco avvezzo ma che, devo riconoscerlo, esprime davvero al meglio gli “aggiustamenti” appena varati.
Fatta la legge, si trova subito l’inganno, e così anche il classico aggiustamento all’italiana. Il solito magna magna, il mettersi di traverso davanti ad ogni tipo di decisione che sta per divenire operativa, e quindi legge, ma che in Italia questo stadio non lo raggiunge mai, nè per fare un buco per una discarica, nè per far passare questa benedetta alta velocità causa tre mucche, due galline e 10 idioti patentati, nè, figuriamoci, per il nucleare, prima firmato, poi controfirmato, poi annunciato, e alla fine messo da parte, perchè in Italia è meglio riflettere su quello accaduto in Giappone (come dire Marte geograficamente) piuttosto che decidere, che portare avanti le proprie scelte, con quel minimo sindacale di coraggio che un esecutivo appena eletto dovrebbe santiddio avere, cribbio.
E invece no, qui non si decide un beneamato, qui si discute, ci si riunisce ogni giorno, si pensa, si riflette, si teorizza (o sì, li si che andiamo forte), e intanto dopo alcuni mesi in Giappone hanno già ricostruito mezzo stato e noi si fa ancora le tavole rotonde sul ripristino della SA-RC e sul benaltrismo del ponte di Messina.
E gli ordini, lo stesso, anzi peggio. Tremonti, stremato dopo 3 notti insonni e continui rutti e pernacchie da parte di Bossi, ha, ovviamente, dovuto e voluto cedere. Nel pomeriggio 80 o forse più deputati Pdl hanno firmato contro l’approvazione del testo che vedeva la cancellazione degli ordini, tra cui, quelli contestati, di notai ed avvocati (mà vè che strano, eh?). Ed arriviamo alla fine della corsa, del binario che ci viene illustrato dal Ministro Fitto (quello dei rapporti per il Parlamento, come se i parlamentari fossero un gruppo di autistici) che poco fa diachiara a mezzo stampa: «È stata raggiunta l’intesa tra maggioranza e governo sull’emendamento relativo alla liberalizzazione delle professioni. Il testo attuale prevedrebbe che il governo presenti alle categorie interessate proposte di riforma in materia di liberalizzazioni delle professioni.Trascorso il termine di 8 mesi dalla data di entrata in vigore della manovra ciò che non sarà espressamente vietato sarà libero».
Ma chè vòl dì? Semplice, come da copione, o meglio da farsa: il Governo propone le “sue” liberalizzazioni, ma non include quelle “della discordia”. E così anche a questo giro ogni ordine e corporativismo millenario è di nuovo salvo, e questa volta sarà sino all’eternità.
Questa è l’Italia, lor signori, che sian professori di sinistra o cavalieri di destra, nulla cambia, nulla si decide, ma tutto si aggiusta. E così sia.