Poche volte, raramente, forse mai, mi vado a schierare dalla parte di un Presidente di calcio che arriva e vuole stravolgere le regole di uno sport è stato concepito per essere e rimanere nella sua tradizione (al diavolo le moviole e le 700 telecamere roteanti che fanno l’effetto “pleistescion” ma che annebbiano l’iocchio umano). Così è stato il Patron Cinema, Aurelio Totò de Laurentiis, che salva la SS Napoli dalle macerie del fallimento fino a riportarlo nell’olimpo della massima serie, il minimo a cui il pubblico sotto il Vesuvio può aspirare. Le telecamere ed il palcoscenico della SerieA sono un boccono troppo gustoso per il serioso barbuto Presidente, che da lì a poco inizia a deliziare la platea pomeridian-serale degli svariatissimo contenitori pallonari della domenica e dintorni.
Aurelio ci sguazza a braccia conserte, e ci trova subito a suo agio, tanto da tempestare in pratica ogni collegamento dei pre e dopo partita, talvolta sostituendo anche tecnicamente il proprio allenatore, da nonno Reya (che rischia di attaccarlo all’attaccapanni dello spogliatoio del San Paolo) a Walterino Mazzarri, che sorbisce poi rischia il tracollo nel finale dell’ultima trionfalistica stagione. I Presidentissimi, si sa, mettono fuori la grana e pagano lautamente le presatazioni più o meno efficienti dei Signori Giuocatori, ma non per questo da contratto debbono sapere per forza di Pallone. Il Calcio, cari miei, non è una scienza esatta, non è che passando da un 4-4-2 classico ad un 4-3-3 più offensivo le cose debbona andar meglio dal punto di vista realizzativo. Non è che se compri Ronaldo (il portoghese, non il gordo, ndr), Messi ed Ibra, e li fai giuocare tutti assieme appassionatamente, vinci ogni partita con punteggi tennistici. Nossignori, quanto di più banale e di più assurdo che si possa dire, ed è per questo che la competenza la si acquisisce solo con l’esperienza, con la passione (non per forza però bisogna giuocare a livelli professionistici, però), con il tempo.
E se per 50 anni hai fatto e prodotto film col fratello ed il paparone, e poi investi un pò di grana nel Pallone, non vuol dire e non significa che ora puoi dire tutte le minchiate che vuòòi, chiaro? Ommeglio, le puoi dire, ma non lo devi fare con quella strafottenza, supponenza e profilo da Padrino della bassa, Aurelio, con quell’aria da “le mie parole sono la Bibbia”, oppure “io sò io, e voi non siete un cazzo”. Anche se ti metti lin testa bombetta e coppola, e ti spalmi la gommina nei capelli meglio del primo Al Pacino, non ci puoi venire a raccontar fregnaccie, suvvia wagliò Aurelio. Ed il primo De Laurentiis era così, dava dei “soloni” a Sky, monopolizzava insieme all’amico “Peppino” Lotito il 90% delle interviste del dopo partita, predicando idee e progetti che neppure l’ultimo Blatter avrebbe potuto prendere in considerazione. Si ricorda, tra le tante “boiate” del Nostro, la proposta obbligatoria di istituire solo ed escusivamente un lega europea con le sole migliori squadre continentali. E probabilmente, la lista l’avrebbe dovuta consegna lui stesso alla Fifa, oppure la Uefa si sarebbe dovuta trasferire per decreto a Soccavo…
Come in tutte le cose, in tutti i campi della vita, a volte, Todo Cambia, e voilà ieri sera in seconda serata ascolto la conferenza stampa-show del Pres, concomitante alla presentazione di Mario Alberto Santana, ultimo arrivo alla corte di Mazzarri. E sento un De Laurentiis che, pur sempre teatrizzando e parafrasando ogni concetto nella sua meravigliosa (e non sono ironico) cadenza napol-conematografica, dice una cosa talmente semplice e cristallina da sembrare assurda (stralci di dichiarazione, che ho tradotto): “Allora, a proposito di Hamsik, ho parlato di proposta indecente, per il fatto che, se dall’Afghanistan le milizie sono interessate a lui, e lui accetta di entrare nel loro esercito, questi devono sborsarci 100 milioni di euro. Questa è la proposta indecente. Se, invece, questi 100 mln non ci saranno, lui starà a Napoli. Chi viene a Napoli sa che fa una scelta di cuore e di progetto e, se Hamsik deciderà invece di giochicchiare, beh non penso che il pubblico napoletano aspetterà molte partire prima di contestarlo. Perchè, se non sbaglio (e chiede conferma a Bigon) il ragazzo ha ancora 4 anni di contratto, è un ragazzo a posto, ha famiglia, figli, e penso non sia stato lui a far uscire certe dichiarazioni, penso che sia stato consigliato male da qualche personaggio paraculo (Raiola, ndr). Dunque, non penso che vorrà rovinarsi i prossimi hanno della sua vita e quindi anche la sua carriera, e quindi Hamsik resta a Napoli, altrimenti,100 milioni” poi continua su Lavezzi “Nel suo caso è stata fissata una clasola rescissoria di 31 mln, quando lo feci ero ancora un presidente giovane, mi hanno fregato una volta, state tranquilli non succederà più”.
In un colpo solo Don Aurelio è riuscito a cambiare il vento che da un pò di anni sta tirando nel calciomercato italiano, in cui la fanno da padroni la volontà del calciatore e soprattutto la spregiudicatezza e la corsa al rialzo dei procuratori, sempre più squali e cannibali. De Laurentiis dice due cose chiarissime: Hamsik ha un contratto che deve rispettare, e chi lo vuole prima della scadenza deve portargli centomilioni (aggiugendo che, a chi lo facesse, a lui il Pres si inginocchierebbe in stile musulmano e mirando in preghiera Allah). E ciccio Raiola, che riesce a spillare 1,2 mln di euro l’anno a Laporta per 4 anni cedendo Ibra al Barça e che ancora porta super Psyco Balotelli alla corte degli sceicchi del City, sono tre settimane che non replica, che non ironizza, che non rilancia. Il patron Napoli ha espresso un concetto tanto importante quanto, forse, difficilmente realizzabile nella giungla quale è la compravendita dei giuocatori: il prezzo di vendita lo faccio io, essendo titolare del contratto, se non ti va bene, cara società X, io non scendo ad alcun tipo di compromesso con qualsivoglia procuratore, e il calciatore rimane da me fino alla fine del suo contratto, a rischio di mandarlo in tribuna per un lustro.
Potrebbe essere la nuova era del calciomercato, alzare muri altissimi ai procuratori per riuscire legittimamente a blindare i propri “dipendenti”, che ogni trimestre battono cassa col Raiola di turno e pretendono prolungamenti pluriennali o il solito ritocchino. Chissà se sia l’inizio di un novello corso, quello in cui il mercato dipende anche e soprattutto dai vincoli contrattuali; e magari, poi, un giorno lontano si arriverà anche a poter avere solo contratti di 12 mesi, per poi valutare eventuali rinnovi a giugno. Ad oggi, state tranquilli cari procuratori ed agenti Fifa che proliferate come funghi, questa ipotesi è utopia allo stato più puro.
Ma allora, soloni e non dell’Italia pallonara, se davvero questa è la nuova Filmauro targata Napoli Calcio, io sì, lo confesso, sto dalla parte di Totò Aurelio, e che continui a regalarci il suo ciak quotidiano. A patto però, che non ci parli più di Superlega europea.