
Corna abbozzate, dito medio esibito con grinta ed entusiasmo, bagno del Trota in acqua dolce. Ecco la sequenza del raduno padano nella rossa Venezia.
Il rito dell’ampolla consumato dal leader maximo Umberto sulle belle teste del Calderoli (che ne approfitta per uno shampoo) e Renzino Bossi (che esprime la sua gratitudine mostrando il suo ormai celebre “sorriso emo”), mostra a tutto il popolo verde della Repubblica veneziana (non troppo numeroso, a dire il vero) che la Lega c’è, che ce l’ha ancora abbastanza duro, e che la secessione ed il distacco dai “tarùn” italici è ancora discorso possibile, attuale ed attuabile.
Bossi rimette il disco “lamentoso” delle ultime tre-quattro settimane, incensandosi per aver convinto Giulio e Silvio a non toccare le pensioni, e che il carroccio lo ha fatto esclusivamente per far sì che signori over settanta non venissero più beccati in flagranza di furto al market sotto casa. La storia, anche recente, dirà invece alle camice verdi che questa è stata una scelta del tutto sciagurata. Ne son certissimo.
Calderone Calderoli, che in questa kermesse è carico come un vitello in attesa di essere tonnato, difende con orgoglio celtico l’operato del Capo, disintegrando al nascere ogni ipotesi di pensionamento di Re Umberto, perchè, come ha tuonato alla platea: “Io, Maroni e gli altri di noi non saremmo un cazzo senza Bossi!”. Della serie “Lui è lui, e noi non siamo un cazzo”.
E Bobo degli Interni, che non penso creda troppo alle sillabe di cui sopra, si limita a dire che le coordinate Lega-Governo saranno decise univocamente dal Capo, e finchè lui non darà il segno del pollice verso (o, forse meglio, del dito medio verso) il carroccio continuerà a dare fiato all’esecutivo. Nulla di nuovo sotto la laguna, la Lega ha le mani sulla spina del respiratore che tiene in vita Silvio & co. Lo ribadiscono, ma già lo sapevamo dall’anno ’94.
E dunque, cos’è che ci portiamo dietro dal punto di vista puro-politico da questa giornata venezian-padana? Poco, o forse meno di nulla. Secessione, Padanìa, Referendum, e bla bla bla, cioè il classico repertorio d’antiquariato del carnevale leghista, che oggi però non fa neppure più colore e magia, perchè il protagonista principale è alla frutta e gli altri comprimari lo compiacciono e compatiscono penosamente. Oggi Umberto non riesce neppure ad aizzare le folle, quelle dei bei tempi, e si ostina (o forse lo ostinano) a far galleggiare la Lega come forza esclusivamente di rottura, mentre avrebbe tutte le potenzialità per essere partito di proposta, non solo di protesta.
Il carroccio non è altro che una CGIL allargata al nord, che vuol difendere gli interessi di chi la pensione già ce l’ha o la otterrà a breve, mentre non fa nulla per le generazioni future (che brutta definizione, ma così ci chiamano noialtri più o meno giovani). Difende l’hub di Malpensa per meri interessi territoriali, poi non si accorge che non far fallire Alitalia è un danno irreparabile, che finiremo di pagare nel 2020.
Poi difende Mirafiori contro il despota Marchionne, facendo intendere chiaramente di non conoscere il libero mercato. Questa è la Lega di oggi, amici grana-padani, un partito cioè che ha fatto del giustizialismo più manettaro il suo motto unico del pre e dopo-tangentopoli, ed oggi invece lascia libertà di voto sul “caso Milanese”. Sono quelli che parlano di devolution e stato snello, poi ci seccano le palle per tre mesi con i ministeri al nord. E li mettono pure, con tanto di targhe in latta a rovinare la villa reale monzese. Questa è la Lega, che ha buoni ministri e talvolta buone idee, ma che in questi tre anni e mezzo di legislatura ha senza dubbio fatto molti più danni che resto. E non continui a sventolare la storia dei seimila arresti eseguiti dagli Interni perchè, se proprio, è Maroni che deve ringraziare le encomiabili forze dell’ordine italiane, o “straniere” se lor padani preferiscono. E del Federalismo che se ne è fatto? Per ora una chimera, buttato lì tra incensi e cori da stadio, ma ancora lontanissimo dall’essere decifrato prima, ed attuato poi.
Ora, che Bossi ed i suoi dicano che il Governo non saprà se arriverà alla fine, che è solo l’esimersi da ogni responsabilità davanti al popolo amico, beh io questo lo trovo un segno di estrema debolezza, oltre che di pianificata vigliaccheria. E’ facile scaricare il barile adesso, vero Senatore?!, quando l’alleato principale ormai sta barcollando pericolosamente nei pressi del precipizio.
Ma Re Umberto ci ha abituato a tutto e soprattutto al suo contrario, e vedrete che domani, con la solita nonchalance in formato rutto, ci racconterà che il governo è saldissimo e che avrà l’appoggio-Verde fino a fine legislatura, e forse anche oltre. Ci scusi allora, caro Senatùr, ma avevamo certamente sottovalutato i magici poteri del Dito Medio.
E del Trota, ovviamente. (…che pare stia ancora continuando il rito dell’ampolla…)
Pagliacciate di un partito con un direttivo talmente ampio da andare oltre il numero degli elettori stessi. Avvoltoi in attesa della secessione del capo-branco e pronti a sbranare il successore desiniato per sangue.
Designato col GN, nèn