Proprio ieri sera il Predente della Camera tuttora in carica era seduto nel bel mezzo dell’arena santoriana di “Servizio Pubblico” e francamente, messa una mano davanti agli occhi o ascoltando solo l’audio di una voce sempre più dimessa, ci pareva, onor del vero, di stare a sentire il Massimino D’Alema di inizio anni duemila.

Solo il tono era dimesso, perchè Gianfrodo Fini è ancora molto ben incollato all’accomodante poltronissima di Palazzo Montecitorio. Strano, perchè proprio otto mesi fa, sempre sugli schermi del nuovo alleato anti-Cav, il sub-mollusco Gianfranco aveva dichiarato che avrebbe sloggiato gli affreschi della Camera appena il nemico Silvio se ne fosse andato da Palazzo Chigi. Embè, che stai a apettà a Presidè? Daje?!

E non ci venga a dire, Signor Montecarlo dei nostri stivali, che sta attendendo le dimissioni ufficiali del Cav, scritte e protocollate da nonno Napolitano, perchè andrebbe ad aggiungere farsa su farsa alla sua già più che grottesca carriera politica dell’ultimo anno solare. Prima sale sul predellino del Pdl per tenersi carica e ministeri, poi dopo un minuto dal suo insediamento inizia a sputtanare il governo ed il suo primo inquilino un giorno sì e l’altro pure, e adesso lo troviamo a fare la spalla del lustrascarpe della Marcegaglia (Casini, ndr). Se nel 2008 non riuscì e non volle avere le palle per creare quello che poi divenne il partito dei quattro gatti e di un sol Bocchino, agendo in maniera vigliacca ed irresponsabile per il Paese tutto, abbia, almeno ora, quella minima e ordinaria dignità nel lasciare la terza carica dello Stato che da oltre un anno sta occupando abusivamente. Faccia questo sforzo esemplare, in questi tempi grami, e sia, almeno una volta nella sua esentinza, coerente e coraggioso. E poi, ci pensi, un numero Due a vita come lei che potrà sempre raccontare ai propri nipoti di aver avuto per oltre tre anni un incarico istituzionalmente maggiore e più alto di quello di Berlusconi. Ganzo, no?

Perchè, diciamocelo con molta franchezza, politicamente è da un bel pezzo che non conta più un cazzo.
 
Sentitamente, Mlòn
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