La notizia dell’esclusione (ritiro, secondo la versione diplomatico-ufficiale) del trombato ed ex-candidato LGBT Alessio De Giorgi per le liste civiche Full Monti – causa gestione imprenditoriale di locali e siti gay –  è oramai roba da vecchio archivio elettorale. Dopo aver appurato l’inconsistenza del fantomatico “codice Bondi” e constatato che le giustificazioni del Giorgi contro la sua dire “macchina del fango” mediatica siano apparse assolutamente deboli e prive di fondamento, è indubbio che il candidato premier Mario Monti abbia decisamente virato rispetto ai temi legati alle tanto millantate e vituperate unioni civili. 

Per non parlare poi del matrimonio omosex, che il Proffe ha causticamente tritato con un sonoro niet dall’ottima D’Amico. Ora, si sa, in campagna elettorale tutto è lecito ed arci legittimo, ma lo è pure demandarsi ed interrogarsi sulle scelte più o meno forzate e contraddittorie di chi ha sempre evocato una linearità e coerenza teutonica riguardo i propri pensieri politici. Monti ha chiuso definitivamente con i matrimoni-gay. E questo ci puo’ stare, anche perchè il principale esponente che gli sta tirando la volata da quasi un anno è quel bell’uomo cattolico di Pierferdinando Casini. Se poi ci aggiungi pure quella nonna-suora di Paola Minetti, ecco che l’indizio diviene prova schiacciante ed inconfutabile.

Il problema e la demandina a Full Monti sorge però quando il Nostro si rivolge a Gargamella Bersani con fare diplomatico e compromissorio, lasciando intedere che qualora uno dei due dovesse trionfare (molto più probabile che lo sia il piacentino) si formerebbe il più classico degli inciuci esecutivi da Belpaese. Con linguainbocca tra Casini e Vendola, tra Fini e Bersani, tra Fassina ed Ichino. E pure tra Montezemolo e Rosi Bindi. Tanto checcefrega, sta per nascere l’Ulivio Full Monti 2.0, e tutto e tutti saranno annessi e connessi. A meno che non si facciano ritrarre in atteggiamenti libidinosi come quel coglione di Alessio De Giorgi…

La domanda spontanea (alla Lubrano) è la seguente: fatto salvo che si farà l’accordo implicito Monti-Bersani – un po’ perchè nessuno arriverà al quorum del 42,5% e un po’ per segare il Berlusca – come cavolo sarà possibile conciliare le posizioni tedesco-europee di Rigor Monti con quelle medieval-camussiane del prode gay comunista Nicolino Vendola? Oppure tra quelle liberali e liberiste del banchiere Luca Luca con quelle conservative e stataliste dell’economista Stefano Fassina? E magari anche tra chi vuole tassare solo i ricchi e mettere patrimoniali a go go e chi invece vorrebbe incentivare il ritorno dei grossi capitali italici all’estero. Un mistero, un enigma, un puzzle cervellotico da un milione di pezzi. Anche perchè Vendola si sente alternativo a Casini, e Monti alternativo a Vendola. E Bersani alternativo a sè stesso.

La sinistra ecologica e anti-capitalista; il Partito Democratico progressista ma non troppo; i Socialisti di Nencini da zero virgola; il Centro Democratico dello zio Tabacci, che fa una leggera tenerezza; il Grande Centro del familismo capeggiato dalla novità-Casini (33 anni, nessuna legge-decreto-emendamento a suo nome); e quei quattro gatti randagi della millantante Destra (afflosciata) di Fli, che non sono altro che la riproposizione elettorale della saga dei Tullianos

Signore e signori, ecco a voi la nuova grande e immaginifica proposta della premiata ditta 2013 Full Monti-Gargamella. Benvenuti nel grande Circo elettorale dell’Ulivo 2.0

 

WhatsApp chat