Mentre lo stallo imperversa di brutto, e sullo sfondo l’unica luce artificiale non è altro che il solito ritornello tecnico del ritorno salvifico di Giulianino Amato, con Monti Mario già ampiamente bruciato. E mentre il grande vecchio inciuciatore medievale Massimino D’Alema fa le prove generali di un’improbabilissima tessitura Pd-Pdl-Grillo, con il beneplacido di Nonno Napolitano (immenso ieri su Steinbrueck, ndr).
E dopo che l’appecoramento del Piddì a Cinque Stelle si è frantumato come più logicamente non si poteva, ossia col classicissimo “Bersani morto che parla“. Ecco che in mezzo a tale buffo e risibile marasma c’è un uomo (anzi due) che si sta sbudellando dalle risa con la pancia gonfia per aria. Perchè, dopo averlo snobbato di brutto, ecco che adesso tutti lo vogliono e lo idolatrano a novanta gradi. Ma lui, beato dall’eremo genovese, continua molto serenamente a sfotterli e a mandarli tranquillamente a fare in culo.
E questo è nella logica più ovvia che possa accadere. Perchè Grillo sarebbe morto se facesse anche solo mezza alleanze con coloro che ha sempre considerato cadeveri che camminano. E questa processione stucchevole sui ceci ardenti da parte del partito che avrebbe dovuto stravincere queste elezioni è l’emblema ancor più evidente di chi sia davvero stato il solo trionfatore della turnata 013. Grillo si sta sganasciando, sbellicando, eccitando all’ennesima potenza. E non vede l’ora di salire al Colle beffardo e scamiciato costringendo Morfeo Napolitano a stringergli la mano di gomma. Sfanculandolo per l’ennesima ed ultima volta. Chapeau.
Ma dopo le beffe e gli sberleffi, Grillo dovrebbe anche passare ai fatti e alla riscossione del “premio elettorale”, a meno che (molto probabile) non voglia fare il Caronte attendendo davanti al proprio guado il passaggio dei due gordi cadaveri illustri. Lo puo’ fare, e forse lo farà, perchè il suo obiettivo dichiaratissimo – quello cioè di annientare i geriatrici Pd e Pdl – è davvero ad una spanna. E lo può conseguire attraverso due strade parallele ma opposte. O facendo ostracismo nullo attendendo un improbo Governissimo sinistra-destra, oppure passando attivamente e virilmente all’incasso. Mettendo al muro la gerontocrazia con tre cose papali papali che impiegherebbero giusto i sei mesi per ingannare il tempo prima del nuovo inevitabile voto. E che metterebbero alla prova decisiva l’attendibilità e la faccia di una classe dirigente già ampiamente sbugiardata da oltre un ventennio, e che magari ora potrebbe riabilitarsi con uno scatto di dignità finale.
1) La creazione di una legge elettorale semplice e meno porcellata, che sia proporzionale con relativo premio di maggioranza per camera. 2) L’abolizione totale del finanziamento pubblico a partiti e giornali, per azzerare le pacchiane e “legali” ruberie targate Ulisse piuttosto che Batman, e per far sì che finalmente la politica ritorni alle proprie origini, guadagnandosi il pane bussando alla porta della gente. 3) Il dimezzamento dei parlamentari, perchè una flotta di quasi 1.000 tra deputati e senatori è allo stesso tempo inutile e scandalosa.
Tre punti. Basilari e fondamentali. Due mesi per punto, e di nuovo ai nastri di partenza con regole chiare e casta più affamata. Grillo faccia da caterpillar, i “morti che parlano” lo seguano a ruota. Senza se, senza ma. E senza Giuliano Amato.