— a cura di Raekwon, chef mlonnato senza etichette —

 

Sono Raekwon “The Chef”, e con cadenza settimanale commenterò per vo’ altri le future puntate di MASTERCHEF ITALIA 3, che andrà in onda su SkyUno da giovedì 19 dicembre. In questa prima “puntata zero” daremo un’occhiata alle origini di Masterchef ed esamineremo tutte le edizioni trasmesse anche in Italia.

Masterchef nasce nel 1990 in Inghilterra sulla BBC come semplice sfida culinaria televisiva, tra cuochi dilettanti. Ad ogni puntata se ne sfidavano 3 ed i vincitori accedevano ai playoff per diventare il Masterchef della stagione. Una sorta di prova del cuoco in salsa worcestershire post Thatcher. La svolta ci fu nel 2005 quando l’ideatore dello show e produttore esecutivo Franc Roddam decise di modificare radicalmente il format, trasformandolo in un “competitive cooking show” e rinomandolo Masterchef Goes Large (tornerà solo Masterchef, 3 anni dopo). Dall’originale sono nati ben 3 spin off: Masterchef Junior con bambini tra gli 8 ed i 12 anni inspiegabilmente abili tra i fornelli, Celebrità Masterchef con VIP che cucinano meglio della loro servitù, e per ultimo MasterChef The Professionals riservato ad i professionisti del settore.

Gli Stati che hanno una propria versione del programma sono: Australia, Belgio, Croazia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, India, Indonesia, Irlanda, Israele, Italia, Malesia, Nuova Zelanda, Norvegia, Olanda, Filippine, Portogallo, Romania, Svezia, Spagna, Turchia, Perù, Ucraina, Regno Unito e Stati Uniti. In pratica, mezzo Risiko. In Italia ne vengono trasmessi cinque, vi elenco in ordine di mio gradimento crescente (da quello meno a quello più).

MASTERCHEF UK – Sarò breve perché è  quello che mi piace di meno. Soprattutto perché preparano piatti ributtanti ed  intrisi di burro, ma  anche  per il grigiore che mi trasmette quell’aplomb tipico british (bigotto) dei giudici e dei concorrenti. Nessuna parolaccia, nessun piatto lanciato  nei lavelli. Dai bèn, il pubblico vuole veder volare sangue e farina!

 MASTERCHEF INDIA – I piatti hanno sempre una sinistra somiglianza con deiezioni umane ed animali. Superato questo shock, si fa  un tuffo in una moralità arcaica, con aspiranti cuochi e cuoche che lottano per difendere l’onore delle proprie famiglie. Per questo l’eliminazione significa mortificazione come segno di  rispetto verso  i propri cari. L’estetica dei concorrenti è variegata come il menù di un ristorante indiano. Si va dalla anziana in abito tradizionale al tamarro di Nuova Delhi vestito alla Mino Rajola, ma a risaltare è il caos che regna nello studio televisivo con gente che corre un po’ ovunque alla cazzo di cane durante i vari  pressure test.

 MASTERCHEF AUSTRALIA – I piatti sono interessanti, con ingredienti autoctoni del continente canguro, mai visti sulle nostre tavole. Il format mostra parecchie differenze con quello originale, a cominciare dalle  Master Class, lezioni magistrali di cucina fatte dai giudici o da chef ospiti, e dalle prove individuali in giro per il mondo per guadagnare vantaggi nelle sfide successive. Nessuno screzio, solo grandi sorrisi ed incoraggiamenti. Da segnalare il giudice Matt Preston, omone di 2 metri con giacca a doppio petto ed immancabile foulard di seta, in Italia doppiato come se fosse un cartone animato. Ho capito guardando Masterchef Australia che il programma su Dmax Airport Security è soltanto un deterrente creato dal ministero per l’immigrazione australiano per tenere alla larga ospiti indesiderati. Perché in Australia son tutti buoni.

 MASTERCHEF USA – Buon livello di cucina, con ricette e stili di cottura da tutto il mondo, essendo la scelta dei concorrenti – vedenti e non – molto eterogenea. Pregevole anche il tentativo di inculcare negli americani un po’ di cultura del cibo anche grazie alla immensa dispensa sponsorizzata Walmart. Qui  i giudici sono delle vere e proprie star, con il perfido – ma non in questo programma – Gordon Ramsay, il rubicondo Graham Elliot ed il nostro Joe YOU DISAPPOINTED ME Bastianich. Qui la formula del programma  è studiata per aiazzare i concorrenti l’uno contro l’altro, con possibilità di autosalvataggi, ripescaggi ed infamate varie. La lacrimuccia dell’aspirante chef  scatta molto spesso per qualsiasi motivo, dalla ricetta sbagliata alla nostalgia di casa. Ed il genitore morto non manca mai. Purtroppo, nonostante le svariate facce da culo dei concorrenti, i giudici hanno un atteggiamento troppo paternalista e bonario, offrendo anche agli eliminati un posto di lavoro nei propri ristoranti .

 MASTERCHEF ITALIA – Livello di cucina molto alto, concorrenti preparatissimi, commento dei giudici molto tecnico con discussioni e dibattiti su cosa sia una Brunoise. Tre giudici star: lo chef di Medicina Bruno Barbieri, il dispotico Carlo Cracco ed il nostro Joe MI STA DILLUDENDO Bastianich. Nella versione “de no’ altri” i giudici sono spietati con i contendenti, con piatti che volano, bocconi sputati nei cestini e pubbliche umiliazioni in sala mensa. Mostri sacri della cucina internazionale sono gli ospiti di questa edizione. Ed i finalisti raggiungono vette gastronomiche impensabili ad inizio serie. Così, pensando a quanto è meritocratico questo format nella versione di casa nostra, amaramente mi viene da concludere con una citazione tratta dalla serie Boris“La ristorazione è l’unica cosa seria in questo paese”.

 

 

 

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