– a cura di PJ, economista criptico de no’ altri –
A sei anni dall’inizio della crisi, le cause e le dinamiche sono ben comprese e ampiamente condivise dalle principali istituzioni internazionali, persino il vice-presidente della BCE, Victor Costancio, lo ha spiegato chiaramente: si è trattato di un esplosione di debiti privati, favorita dai tassi bassi e dalla garanzia della moneta unica che ha eliminato il rischio di cambio e protetto i creditori con la garanzia implicita degli stati. Quindi il debito pubblico non c’entra nulla!
Tuttavia le scelte politiche e le decisioni economiche continuano ad essere contrarie alla diagnosi fornita e anche i media nazionali continuano a dare le stesse menzognere spiegazioni di sempre: gli sprechi e la corruzione hanno dilapidato preziose risorse pubbliche facendo vivere il paese al di sopra delle proprie possibilità. Questa retorica ha favorito il risentimento contro lo Stato. Risentimento aiutato anche dall’inettitudine della classe politica emersa dalla Seconda Repubblica, con dirigenti inqualificabili che tutto hanno fatto meno che l’interesse “nazionale”.
Ora, in una cornice economica disastrosa, il ministro dell’economia Padoan sottolinea che serve un ulteriore sforzo a livello interno ed europeo perché la situazione economica è molto meno favorevole. E’ necessario – dice – per la crescita di lungo periodo. Il ministro non può però pensare che tale crescita passi per continue recessioni del breve e medio periodo, senza contare che – ricordava Keynes – nel lungo siamo comunque tutti passati a miglior vita. Per questo gli sforzi il signor ministro ce li chiede ora, continuando con le riforme strutturali. E le banche estere sono con lui, nei tagli alla spesa pubblica. Praticamente nella stessa frase il ministro conferma la necessità della lotta alla disoccupazione. Considerati i risultati sotto gli occhi di tutti, potremmo aggiungerlo alla lista degli esodati.
L’Italia torna in recessione: -0,2%
Una pletora di burocrati ed economisti ossequiosi si ostinano intanto ad infliggere la cura della sanguisuga, alias austerità e consolidamento fiscale, rifiutando di seguire gli esempi virtuosi che giungono da oltre oceano che lo stesso Sole 24Ore riportava il giorno prima. La ricetta dei quei gran maestri di liberismo che siedono a Washington è chiarissima: stimolare la crescita puntando sulla domanda interna attraverso il disavanzo pubblico a livelli che in Europa non sarebbero nemmeno pensabili. Forse perché gli USA hanno una capacita di reazione che rispetta più i tempi dell’economia che quelli della burocrazia o forse perché “non hanno la Germania sopra la testa ad imporre consolidamenti fiscali” (cit.). L’analisi di Mario Platero prende due colpevoli con una sola frase: la balla dell’austerità espansiva e chi consente ad un paese straniero, benché alleato, di infliggere recessione e miserie al nostro.
Se la storia insegnasse qualcosa, ci saremmo alleati con quelli che l’altra volta sono corsi in nostro aiuto (cioè col dollaro invece che con il marco) piuttosto che con quei simpaticoni di Marzabotto a cui, per di rimanere credibili, promettiamo di restare fedeli anche se il loro emissario dovesse ritirarsi. Tra queste, la moltiplicazione dei fondi attribuendo gli stessi dossier a diversi capitoli di spesa, un po’ come un certo predecessore che riempiva le stalle spostandole le stesse vacche a destra e a manca. In sostanza il governo destina al pensionamento di poche centinaia di insegnati, in deroga alla tragica legge Fornero, i fondi creati per coprire il bonus da 80€.
In pratica Renzi, temendo nell’abbandono dell’esimio commissario Cottarelli, ci tiene soprattutto ad assicurare la Merkel e le Banche nord europee. Che possono dormire sonni tranquilli. Da qui e per sempre.
Coglie in pieno la situazione in cui il premier, un italiano esodato alla BCE è il direttore del maggiore quotidiano nazionale spingono x consegnare il paese ad una combriccola di burocrati stranieri.
Se ci fosse ancora un po’ di amor proprio nel paese un’accurata di alto tradimento non gliela leverebbe nemmeno il divino!