Eccoli qui, gli indignati di tutta la penisola italica. Frustrati, arrabbiati, ma soprattutto offuscati da quei trecento criminali neri che si sono presi tutta la scena del lungo e terrificante sabato romano. Che doveva essere tutto per loro, per la loro manifestazione, i loro slogan, le loro idee.
Ecco, e allora perchè non ascoltare e sentire proprio dalla loro viva voce quello che hanno urlato al mondo intero, e scoprire le ragioni ed i motivi di questa angustiante e sanguinia indignazione, che vogliono condividere con i cugini europei ed internazionali.
Sono tanti, pacifici, allegri e scanzonati. Giovani, soprattutto, molto giovani. Liceali. Ma non solo, ovviamente. Si va dallo studente che impreca contro Gelmini & co., alla mamma che vuole lo sgombero della Cava Sari; si arriva al Cobas incazzato fino alla precaria universitaria; si riparte con l’antisraeliana per finire con l’immancabile anti-Tav; poi c’è il gruppo dei terremotati dell’Aquila, ma anche i dipendenti di Atac Italia. Un grande ed eterogeneo fritto misto, unito da questa voglia matta di cambiare le regole del gioco, di liberarsi di banche e speculazione, farla finita con i ricchi ed i potenti di turno, che usurpano la democrazia in cambio del vil denaro. Ce l’hanno un pò con tutti, dalla casta ai ricconi, dagli istituti di credito allo star system internazionale. Ma soprattutto, hanno in cuor loro un unico grande e manifesto comun denominatore, che è quello che palesano nella maniera più schietta e genuina: mandare affanculo il governo Berlusconi.
E allora, cerchiamo di ripercorrere e rivivere le loro parole ed i loro ragionamenti, per vedere ed ascoltare quello che di così vitale e fondamentale, per l’intera sopravvivenza dell’economia sociale internazionale, hanno da raccontarci. E del perchè, quel sabato poi divenuto d’inferno, erano lì a manifestare. Lo facciamo dalla loro viva-visione, riportando gli stralci che ci son parsi più significativi (saccheggio YouTube).
Valeria di Atac Italia: “Ci dibattiamo da dieci anni per la regolamentazione dei mercati finanziari, e per una globalizzazione che sia equa e giusta, e una Europa democratica. Perchè siamo schiavi delle banche centrali, che sono private”.
Aldo (sulla cinquantina ed oltre): “Perchè sono qui? Perchè c’ho le scatole piene, se ne debbono andare tutti, siamo stanchi, ci hanno ridotto pelle e ossa. Basta, è ora di smetterla. Se ne debbono andare, tutti!”
Omar (straniero): “Siamo venuti a Milano per solidarietà con i nostri fratelli e sorelle italiani, per cacciare via Berlusconi.”
Riccardo (romano verace, con mascherina al collo): “Perchè non è possibbile andà avanti con Berlusconi, siamo la vergogna d’Europa e ce prendono in giro tutti. Se c’ho na sorella mignotta ho fatto i sòrdi”.
Ragazza con tre cappelli uno sopra l’altro, e occhialoni (la numero uno): “Siamo qua per, cioè, iniziare a costruire un percorso che ponga, ehm, in prima posizione le ragioni del precariato, declinato sia sugli studenti che sui lavoratori, in quanto uno sciopero ordinario non rappresenta minimamente i problemi che ha il precariato, come non può rappresentare degli studenti in quanto, cioè fare otto ore di sciopero per uno studente non equivale, cioè, a nulla, nel senso..E poi per porre il diritto all’insolvenza come prospettiva, ehm, per una risoluzione alternativa della crisi, non quella che ci pongono le banche, perchè non è per forza che bisogna stare a quello che ci dicono le banche”. (Applausi!)
Maria: “Sono qui perchè non ne posso più di quello che ci stanno facendo, e ho bisogno di più giustizia, di più libertà, e più diritti per tutti, che vengono sempre calpestati (qui s’inceppa un pò). Soprattutto ai più deboli, succede questo”.
Federico: “Sono qui perchè credo che ad ora nessuno ci rappresenti, per protestare contro le politiche neoliberiste che dall’ ’80 in poi stanno flagellando questo Paese e l’Occidente”.
Una mamma incazzata: “Per riscontrare tutta l’educazione che ho dato ai miei figli, non so più che cazzo dirgli. Tutti i valori che gli ho insegnato non li riscontro nella società. Sono stanca, indignata, schifita, basta di essere presa in giro, basta, lasciateci stare, lasciateci lavorare, lasciateci crescere i nostri figli, lasciateci vivere!” (Ma chi, poi?)
Teresa di Mirafiori: “Siamo qua perchè Marchionne non sta dicendo la verità ai lavoratori”.
Raffaella (Cobas Genova): “Siamo qua perchè siamo tristi, siamo qua perchè non ce la facciamo più, siamo qua perchè i cunei dei diritti dei lavoratori sono troppi, siamo qua perchè l’attacco continuo allo stato sociale è ormai insopportabile, siamo qua perchè per sondare”. (Amen)
Dario (pensionato): “Sono qua perchè è ora che il governo dice basta, e noi ci siamo stancati di sopportarli e di sentire queste bugie. Bisogna che gli italiani la smettano di stare a casa e sbraitare contro la politica, e non fanno nulla per venire qui in piazza. Devono svegliarsi e venire qui con noi, incazzati neri come me”. (pareva così tranquillo).
Edoardo: “Sono qui perchè questo governo fa schifo! Bisogna protestare perchè così non va bene, L’italia va a rotoli, e non solo l’Italia. Chi ha il potere se ne sta approfittando. E con questo chiudo. Fate schifo!”.
Ragazzo mascherato: “Contro questo governo infame, contro le banche, contro il signoraggio, e quello che ne comporta”.
Ragazzo ricciolo: “Perchè me son rotto er cazzo de st’Italia, perchè!”
Antonio: “Sono contro questo governo, e contro i politici, perchè veramente non se ne può più di questa situazione, e noi siamo una generazione sfortunata, e diverremo poveri. Purtroppo è questo.” (lapidario)
Le risposte nelle prossime puntate. Per ora, meditate.
http://it.peacereporter.net/articolo/28656/Le+proposte+degli+%27Indignati%27+spagnoli
leggi queste proposte concrete….è vero sono arrivate dagli indignatos spagnoli….ma al 80 percento sono “universali” e rappresentano (in parte…ce ne sarebbero molte altre)un piccolo passo che tutti dovremmo fare per un mondo leggermente migliore…ma ne continueremo a parlare a voce..
Hai detto bene Raffaele. Sono d’accordo. E’ la piazza italiana che non è globalizzata e intellettualmente sveglia come quelle estere.
Leggi bene, caro Mauro, le proposte che fanno i cugini ispanici. Mettono dentro, come si suol dire, rusco e brusco, unendo monsieur lapalisse con le ovvietà più populistiche ed irrealizzabili. la verità, e lo sai bene, è che non sono indignati, sono solo molto confusi.
tutte stronzate, dovrebbero andare a lavorare invece di stare in piazza parlando “per slogan” di cui non conoscono il significato