E’ il video che spiega meglio di ogni talk o approfondimento sociologico l’intera questione della Valsusa, oramai già consegnato agli archivi anche perchè è notizia freschissima del pomeriggio odierno quella dell’aggressione alle troupe di Corriere.tv (la stessa del “Pecorella”) e di Tgcom24, che si stavano inoltrando per raccontare di alcuni scontri in quel di Bussoleno.

Serve vederlo e rivederlo, puntando bene l’occhio nelle espressioni dei due protagonisti. Il video-verità girato ieri mostra le paradossali provocazioni di un antagonista che sbeffeggia e si prende giuoco di un giovane carabiniere ai lati dell’autostrada, in tenuta anti sommossa. Da una parte il giovane anti-cervello, dall’accento non certamente valsusano, che si gonfia il petto spavaldo e sbruffone, e si pavoneggia in tutta la sua ridicola idiozia, stuzzicando e punzecchiando tanto per il gusto di farlo, e perchè probabilmente non ha altro di meglio fare, oltre a buttare la sua vita nel cazzeggio stupido e violento. Al di là del guardrail c’è un suo coetaneo silenzioso, esponente delle forze dell’ordine, che rischia la pelle e la famiglia per contrastare una massa di ottusi delinquenti senza idee, e lo fa per poco più di mille euri al mese. Tra casco, visiera e scudo si intravede un’espressione ferma e fiera, colma di onore e dignità per il lavoro e la missione che sta svolgendo: rappresentare lo Stato e difendere l’incolumità di normali cittadini che vogliono legittimamente riabbracciare i propri cari dopo una giornata passata tra uffici e macchine utensili.

Questo video rappresenta il miglior manifesto e cartolina possibile che sintetizzi l’intera questione No-Tav. Dove i cosiddetti pacifisti scorrazzano per le autostrade a volto coperto impugnando spranghe e lanciando sassi, mentre gli inermi ragazzi delle forze dell’ordine sono costretti a fare da scudo per ore, in costante e snervante attesa, subendo per giunta le becere istigazioni di chi non ha un cazzo da fare dalla mattina alla sera. Sono loro, poliziotti e carabinieri, i veri pacifisti. Sono gli altri, quelli con le mazze e la barba rossa, le vere pecorelle. Che insultano, si atteggiano, si esaltano, ma poi scappano tra i monti e si rifugiano nell’impunità. E dietro gli elmetti dei celerini, che non possono intervenire

 

 

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