Seguito e pedinato per oltre due anni. Seguito lui. Seguito lui col cane. Seguita e pedinata la moglie. Registrati e pubblicati il civico di casa, il numero di cellulare, e anche le targhe delle macchine. Sua e della moglie. Lui è Massimo Numa, cronista de La Stampa, la cui unica gravissima colpa è quella di essersi interessato alla questione No-Tav. Ed ai rappresentati No-Tav. Lo ha fatto anche a novembre, prendendosi dello sciacallo. Senza sapere che dal 2011 era costantemente tenuto d’occhio in ogni suo spostamento da certi galantuomini d’onore. Senza sapere che per oltre settecento giorni la sua vita era monitorata e scandagliata da una branco di violenti fanatici.

L’altro invece si chiama Stefano Esposito ed è un senatore Piddì, prima bersaniano e poi passato con Cuperlo, ma da sempre fervente sostenitore Tav. Una macchia sporchissima ed indelebile. Tanto da meritarsi un pacco regalo post-natalizio composto di tre molotov tre. Stamane. Direttamente sul pianerottolo di casa. Mentre cambiava il pannolino alla bimba e si apprestava ad accompagnare i figli a scuola. Così. D’emblée. Alla brigatista fine Sessanta. Per intimidire. Per far paura. Per spaventare. Lui – il mefisto Tav – ma soprattutto moglie, prole e famiglia tutta. E pare che ce l’abbiano fatta. Poco più di tre ore fa, infatti, il senatore dichiara di stare seriamente pensando di lasciare la politica. Perchè -racconta – “Prima di tutto c’è la famiglia“.

Parole sante, certo. Ma anche di resa. Nei confronti di una mezza manica di violenti criminali arci-schedati e già notissimi alle forze dell’ordine. Mafiosetti (come li ha definiti giustamente e perfettamente Esposito a La Zanzara) che vogliono esclusivamente una sola cosa: rompere i coglioni sempre e comunque allo Stato. In piazza tra Cobas e Fiom, allo stadio con gli anarchici ultrà di estrema destra, in pianura a braccetto coi black block, e in montagna con la t-shirt dei No-Tav. Di cui non sanno nulla. Niente. Manco un’emerita mazza. A meno che non sia quella che usano in coppia con le cesoie per distruggere e sfondare recinzioni e cantieri legittimamente creati e messi su da uno Stato libero e democratico, votato attraverso elezioni libere e regolarissime.

Il quale Stato, con tale rappresentanza popolare, e nel rispetto di leggi e Costituzione, può prendere qualsiasi decisione che egli desidera. In maniera legittima ed autorevole. Come è giusto che un vero Governo in un vero Paese faccia. E chi – con violenza, bombe carta e molotov – si permette di intralciare questi lavori legittimi e democratici, non merita altro che una cosa, netta e chiarissima. La galera. E a lungo.

E allora – cari giornalista Numa e direttore Calabresi de La Stampa – per favore andate avanti incuranti ed imperterriti con le vostre inchieste d’opinione. E lei – caro Senatore Esposito – continui a combattere questa sua battaglia a sostegno assoluto delle sue idee, e contro i biechi e conigli delinquenti no-cervello. Perchè nessuno – attraverso la violenza – può toglierci quel sacrosantissimo diritto che è la libertà di parola e d’espressione. E perchè due feroci criminali gatti randagi non possono abbattere uno Stato democraticamente riconosciuto. Non possono. E non devono.

 

 

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