Ci mancava. Con le sue immancabili cazzate. Rieccola. Laura Boldrini, “camerata” de nò altri. La sua ultima passione è la tivvù. Di Stato ovviamente. Perchè lei – donna di sani principi e dalla denunzia facile – che prima vuole togliere le donnacce seminude dal piccolo schermo, e poi rimettere il golfino alle donnette miss della passerella, ora è divenuta pure nostra Signora dei Palinsesti. De Mamma Rai. Ecchi sennò.

La sua ultima creazione – ai tempi in cui era portavoce Unhcr – è tale docu-reality chiamato “Mission”, ideato e condiviso con il direttore di Rai Uno Giancarlo Leone (figlio del più noto padre Giovanni, tanto che si sappia), che si propone di portare nei campi profughi del sud del Sudan e del Congo (e forse pure in Mali) una manciata di personaggi in ri-cerca di fama. Per raccontare, così mormorano, le giornate e le gesta di quei poveretti su quella povera terra abbandonata da Dio, oltre che dal cibo.

Chi saranno questi cavalieri della tavola umanitaria di Viale Mazzini? Albano, Cocuzza, er Filiberto, la De Rossi, la Barale, e forse pure la Canalis (ma lei, si sa, se la tira un po’). Avete capito bene, si. Trasformare i campi e le abitazioni più povere della terra in un semil-reality in cui un gruppetto di mezzi miliardari con la puzza sotto i tacchi deve raccontare le giornate e le vite di una marea di disperati che manco arrivano a sera, e ci crepano con un raffreddore. Come se si mandasse una flotta di frati cappuccini a fare del bondage spinto e hardcore.

Una buffonata, senza se ma con tanta Rai. Perchè se vuoi fare un documentario sul Sub-Sahara, fai un documentario e basta. Non ti serve un gruppo di vipponi alla frutta per calamitare il grande pubblico. E se proprio devi farli andare (i vipponi) per spettacolarizzare, chiamane di giovani e che siano in voga, di quelli che vadano o siano andati almeno neglia anni ’00. Mica gente che ha già dato con la Piovra o con la prima Ruota di Mike. O riciclando il solito principino Emanuele de nò altri. Maddai. Dai nèn. Suvvia.

Il classico pasticcione di Nonna Rai. Che con tutta la grana che piglia da Pantalone non ha manco uno straccio di autori che possano gestire un reality in completa autonomia. E si deve far coadiuvare da una beneamata associazione umanitaria. Per quell’assurdità del servizio pubblico, e quella balla ipocrita megagalattica della pluralità educante d’informazione. Che non è altro che il solito cancro politico-lottizzato targato cavallo di Viale Mazzini. Che sbriciola i nostri danari per pagare la dentiera al Cocuzzone e rimettere in sesto Barbara De Rossi e Paola “the mask” Barale. Che è un po’ come mandare Calderoli ad un galà di galateo in quel di Oxford.

 

LA VICENDA (Dagospia)

 

Risultato? Tutti scontenti, e tutti a scaricare il barile. Con la Barale ubriaca dentro. Il blogger Adrea Casale ha lanciato una petizione online per rimuovere Mission dal palinsesto autunnale. Già quasi 10.000 firmatari. Il presidente di Vigilanza Rai Roberto “moviola” Fico chiede di visionarne la puntata “zero”. Le varie associazioni umanitarie insorgono. E pure il Pd, ma non solo, addirittura Sel (er partito by Boldrini), definisce il reality “lesivo della dignità delle persone”.

E la Boldrì? Beh lei fa quello che je riesce meglio. Cioè l’unica cosa che sa fà. Scrive, twitta, posta. Lo fa dalle sue colonne di Facebook, prima rispondendo a Pietro Veronese di Repubblica, chiedendo di evitare strumentalizzazioni e spettacolarizzazioni (in pratica criticandosi allo specchio), poi incollando il comunicato stampa Rai che la assolverebbe da responsabilità globali nell’attuazione del programma, che lei avrebbe ideato solo nella sua parte embrionale. Un po’ come dì, l’ho fatto nasce io, ma mò la patata va a pijate voi. Tanto che je frega, pagamo nò altri. Roba che manco le mani de Ponzio Pilato lavate cor Dash.

 

 

 

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