Lo aspettavamo rassegnati a braccia conserte, e non avevamo il benchè minimo dubbio ombroso che sarebbe arrivato, con quell’oramai regolare puntualità che gli compete sul suolo italico. E anche sta volta non ci ha tradito, puntuale come il più diligente dei treni tedeschi. Eccolo, il solito compromesso delle banane, il classico aggiustamento programmatico dell’ultimora, il rituale e stucchevole retromarsh tutto made in Italy.
Full Monti e Lady Fornero se la svignano davanti alle parti sindacali (e poco sociali), cedendo di brutto sul reintegro in tema articolo 18. Il lavoratore licenziato oggettivamente – quindi per motivi economici – potrà contestare la decisione e, se il giudice rileva una manifesta insussistenza nelle motivazioni dell’espulsione, veerrà riammesso o indennizzato. La vita economica di imprenditori ed aziende verterà sulle larghe e bucate mani dei tribunali del Belpaese, a cui Monti & co. hanno affidato la sorte del lavoro produttivo della terza economia continentale. Risultato e conseguenze? Uno tsunami di ricorsi e contenziosi che, nello stato comatoso in cui stanno collassando i tribunali nostrani e, con l’aggiunta delle pressioni falso-morali da parte dei retrogradi sindacati italici, andrà a produrre esattamente l’effetto contrario a quello che si era preposto l’esecutivo più tecnico della storia repubblicana. Le imprese avranno ancor più terrore nel licenziare legittimamente, e i magistrati sceglieranno la strada più democristiana e meno tortuosa, rimandando al mittente una massa di operai ed impiegati in esubero. Nella peggiore e avversa delle ipotesi si procederà con il pagamento coatto collettivo. Con Pantalone che ancora una volta dovrà provvedere al mantenimento di mandrie di lavativi ed infingardi.
Bell’affare, donna Elsa. Complimenti vivissimi, professor Monti. Così le già disastrate tasche del cittadino austero diverranno sempre più spoglie. Però abbiamo salvato la concertazione. E pure la crapa pelata di sor Bersani, già pronta a ruzzolare nel patibolo camussiano se non avesse ottenuto la grazia last minute da un governo sempre più pusillanime che si è riscoperto arci conservatore ed iper conciliante. E che non ha avuto le palle di tirar dritto e di prendersi la dovuta responsabilità personale sulla questione licenziamento, delegando a terzi e defilandosi conigliescamente. Preferendo salvaguardare il proprio quieto vivere politico, pur di non mostrare sedere e connotati alle continue seccature della più arretrata e dannosa casta sindacale della crosta terrestre. Trasformando una riforma epocale nella solita manovricchia accomodante. Ma concertazione e Pd sono salvi, e che cazzo! Andateci voi allora, Elsa e Mario, a parlare con le tante imprese italiche da anni che stanno perennemente agganciate alla canna del gas, e che ancora non potranno disfarsi di lavoratori perdigiorno solo per quel folle gusto del compromesso targato patto sociale. Chiedetegli voi, docenti di bocconiana memoria e da Bruxelles con furore, se questa gente riesce davvero a campare e tirar avanti nutrendosi di sola concertazione. O se, ancora, tecniche e tecnici salva-Italia, pensate veramente che il prezzo che un Paese debba pagare a questa ridicola Equità sia proprio quello di rimanere perennemente insabbiati nella melma paludosa del medioevo camussiano? Se servivate a questo, cari scienziati venuti dalla galassia dei primi della classe, forse era meglio continuare con barzellette, bunga bunga e nipoti minorenni. Almeno si pensava ad altro.
Meditate, ‘o tecnici, meditate.
Fornero vattene! Ma qui almeno non ha fatto danni. non dire cazzate.
Giò
macchè medioevo, siamo nel paleolitico caro Melloni!!! F.F.
Non capisci un cazzo… forse è meglio se parli di argomenti che conosci. Però quali conosci??
Francesco C.
Caro Francesco, le tue esortazioni mi danno sempre più linfa e coraggio. Ti consiglio di leggere cosa pensa di questa manovra il Wall Street Journal di oggi.
Un caro saluto
non giudico il post. l’ho letto 3 volte e anche con un monitor più grande non c’ho capito un cazzo. L’accordo raggiunto non è scandaloso se si parla di riforma dell’articolo 18. Considerando la valenza praticamente nulla che detiene l’art.18 all’interno dell’intera sfera giuslavorista. Qualsiasi modifica in positivo o negativo all’interno di questo emendamento non avrebbe spostato nessun equilibrio in termini di percentuali di occupazione.
Creare il mito di un obbiettivo definito, per il Sindacato, vuol dire creare aspettativa da parte dei propri iscritti. Non importa quanto sia sentito effettivamente, l’importante è sbandierare la piccola vittoria e raccontarla come se fosse un’impresa epica.
La defiscalizzazione del lavoro dipendente sarebbe il vero oggetto di riforma.
Gli imprenditori non hanno bandiere nelle piazze, megafoni sui palchi e loro non sono mai inviati al tavolo di chi deve decidere per loro.
Qualcuno si sente abbandonato e qualcuno la fa finita.
bentornato Mauro, solido bidone di banalità. gigi