Primo: bastava mantenere più riserbo, segretezza e camuffar meglio l’evento del funeral-Priebke, e non sarebbe accaduto alcunché. Secondo: non ha nessun senso andar a tirar pugni ed insultare un feretro di un criminale nazista, se non quello di far ancor più pubblicità alla salma del gerarca (l’effetto contrario, lo sa pure Gasparri). Terzo: quei quattro gatti randagi in croce che si sono presentati con magliette del Che e vessilli comunisti non sono altro che la solita manica di buffoni che stanno in mezzo ai cortei No-Tav, piuttosto che No-Gelmini, piuttosto che No-Global; i soliti idioti del no-cervello, che nun c’hanno un cazzo da fa’ e vanno a rompe li cojoni a un morto con la ridicola tiritera dell’antifascismo, mentre quando era vivo cor cazzo che lo avvicinavano, le pecorelle. E c’è da scommetterci che manco sanno che caspita sono le Fosse Ardeatine. I buffoni.
Nulla di cui sorprendersi, comunque, in mezzo al quotidiano fritto misto del caravan serraglio targato Italia. La classica colorita, inutile e deleteria carnevalata de nò altri. Una pazzesca e tragicomica messa in scena il cui primo ciak lo recitano il signor Stato e la signora Giustizia, che prima si sobbarcano il capitano SS per trent’anni, poi lo mettono ai domiciliari per un’altra decina, e alla fine si azzuffano nella peggior sagra da campanile sull’inutilità delle spoglie di un centenario morto, per paura di non riuscirne a gestire eventuali macabre processioni in pellegrinaggio.
Eddire che era così semplice. Bastava una sola cosa. Il silenzio. Mischiato a indifferenza.
Il testamento (no-pentimento)
